La nostra cameramen in capo è partita da Luzzi, accompagnata da sua sorella Ezia, giovedi alle ore 12 diretta come prima tappa a Falerna per prendere sulla sua macchina l’interprete lis Loredana Mendicino.
Erano dirette a Villaggio Mancuso (Sila -cz-), ma improvvisamente l’autovettura sulla quale lei viaggiava leggiadra decise di abbandonarle sulla salerno-reggio calabria.
La povera cameramen in capo cominciava a pensare: “ma questa maledetta macchina che intenzioni ha? L’ho pure fatta controllare e lavare ieri! E una stronza. Ora la prendo a calci, sì la prendo a calci. Oddio la povera Loredana mi sta aspettando sotto il sole, vis musicae inizia alle ore 18 a Taverna (cz) ed io devo essere là con la telecamera. Oddio alla professoressa Chiricò come glielo dico? Vabbé, pensiamo a chiamare i soccorsi.”
In effetti, la nostra cameramen in capo chiama i soccorsi che arrivano dopo un numero x di muniti che non sappiamo a quanto corrispondono, ma sicuramente sono stati interminabili.
I soccorsi arrivano e la malcapitata scopre che sì l’avrebbero soccorso ma l’avrebbero anche lasciata a Cosenza città in mezzo alla strada. A quel punto la nostra cameramen in capo comincia a pensare: “E mo come ci arrivo in Sila?” Dopo un po’ di tempo, si rende conto che i papà possono tornare utili; chiama a casa e, in effetti il povero papà della cameraman in capo si catapulta a Cosenza con 40° all’ombra e riporta momentaneamente a casa le sue due figlie.
Sono le ore 15 e 30 e le sorelle Campise sono di nuovo a Luzzi mentre alle ore 16 avrebbero dovuto essere a Taverna. Il papà si arma di santa pazienza e a quel punto decide, senza troppo avere scelta, di accompagnarle munendosi di navigatore satellitare che ovviamente evitano di ascoltare fino in fondo, visto che ad ogni curva indicava di girare.
Fu così che, grazie al fatto che nel frattempo anche un eurostar su cui c’erano numerosi ospiti era decisamente in ritardo, la nostra cameramen in capo arriva in tempo per riprendere l’inaugurazione della ormai famigerata vis musicae.
Se si esclude che la cameramen in capo e tutta la sua squadra ha cenata alle 2 e che il viaggio da taverna a villaggio Mancuso dura un ora e mezzo (10 km di distanza), la serata passa in fine tranquilla.
Ma si sa che quando gli astri si ci mettono, i poveri umani devono solo chinare la testa.
E fu così che il giorno successivo a questa amena giornata, la nostra cameramen in capo, viene svegliata da lavori che si svolgevano sotto la sua finestra e che in effetti davano l’idea che stessero affettando l’albergo con una sega elettrica.
Malgrado il risveglio un po rocambolesco, la nostra cameramen in capo riesce ad arrivare in tempo in tempo alla sua postazione.
Siamo al secondo giorno della rassegna vis musica e tutto sembra svolgersi bene.
Sembra, appunto. Perché la nostra cameramen in capo, ad un certo punto, mentre sta riprendendo lo spettacolo serale, “capicolla” nel corso dello spettacolo serale con i greci che improvvisano versi.
Ancora dolorante si gira verso Guido (cognato)e lacrimosa pronuncia la frase fatidica: “dimmi che la video camera non si è fatta niente.”
Rassicurata, tira un sospiro di sollievo e comincia finalmente tranquilla a lamentarsi del dolore. Maria (nostra interprete per l’inglese) e Marco Antonio (sistemista), impietositi si precipitano all’hotel Villa Maria “primo posto con le luci accese a Villaggio Mancuso” per prendere del ghiaccio.
Le cure dei suoi amici la guariscono e la rimettono in piedi. Imperterrita riafferra la telecamera e ricomincia a fare il suo dovere. La sera finisce senza altre brutte sorprese e finalmente alle due di notte la povera, insieme a tutto il resto della compagnia, riesce a nutrirsi un poco e più morta che viva andare a letto.
La mattina dopo tutti speranzosi ci rimettiamo al lavoro. La nostra cameramen in capo come se nulla fosse successo ritorna indefessa al suo posto di battaglia.
Malgrado i ripetuti cazziatoni di Antonio Cristiano (cose del tipo: numeratemi queste maledette cassette che mi fate uscire pazzo poi per il montaggio, e io ho già la caviglia che non mi funziona; sono qui a Falerna paraplegico e immobilizzato fino al 15 agosto e non posso nemmeno venire a incazzarmi di persona)all’indirizzo della nostra sempre più malcapitata cameramen in capo, la mattina scorre più o meno tranquilla. Il che vuol dire che senza nuovi incidenti di percorso, ma tra mille gincane, riusciamo a pranzare e tornare a lavoro.
Siamo nella sala congressi dell’ameno villaggio Mancuso, la nostra cameramen in capo sta montando la telecamera sul cavalletto e patratac, la vite di aggancio del suddetto decide di mollarci.
Morale della favola, la già claudicante Anna Campise adesso si trova a portare in spalla la telecamera a 40° centigradi e con pochissimo spazio in cui muoversi.
Ore 19, finiscono le conferenze e, solite armi in spalla, la squadra si riorganizza per andare a filmare il momento “degustazione”. È vero che la vita è fatta a scale, così come l’anfiteatro di villaggio Mancuso e la piazzetta Unicef. Ma è vero pure che tanto tempo fa gli uomini hanno imparato a salire e scendere le scale senza rompersi l’osso del collo. Sta di fatto che non tutto l’acquisito è scontato e la nostra amatissima cameramen in capo prende una bella storta e si lussa la caviglia.
Ecco fatto, adesso abbiamo una serata di spettacoli da riprendere, la cameramen in capo in meno e un grosso problema da risolvere: portarla a spalla dovunque andiamo.
Bisogna riconoscere che la suddetta si mostra di uno stoicismo degno di altra causa e pretende sia di riprendere che di camminare da sola.
Noi sappiamo che però lei non può e quindi la obblighiamo a stare ferma, convochiamo specificamente per lei una fisioterapista presente nel pubblico e ci precipitiamo di nuovo a recuperare in albergo del ghiaccio.
Giacomo, gestore dell’albergo Villa Maria di cui la suddetta è gradita ospite e che ancora ride, nella pila di ghiaccio avvolta in un tovagliolo che gentilmente le offre per la seconda volta le manda a dire tramite una letterina di farsi benedire.
Ghiaccio munita la trasportiamo sugli spalti e la sostituiamo dietro la videocamera con Guido e Marco Antonio.
La serata finisce e stile Sant’Agata il giorno della festa, trasportiamo l’amata mal capitata alla penultima cena. E come a Sant’Agata, protettrice delle “minne” noi e lei gridiamo: viva Anna.
Donata, Enrica, Mariangela C., Ezia, Sara, Mariangela, Maria, Valentina, Guido, Marco Antonio, Loredana.
Povera Anna....pensato mai ad un viaggetto a Lourdes? Comunque complimenti per il coraggio e la capatosta...
RispondiEliminasembra un racconto di fantascienza........ oDdiooooooo
RispondiEliminae in tutto questo Annamaria Campise è al pronto soccorso....
RispondiEliminaPoverina...le auguro di guarire presto e mi complimento con lei per la sua tenacia e con gli altri per il lavoro svolto:)
RispondiEliminaGrande Annamaria!!! La perseveranza non le manca e grazie a tutti voi per il lavoro che avete fatto!!! Auguri di pronta guarigione.
RispondiEliminaGrazie ragazzi... sono immobile a letto ma rimbambita dall'antibiotico. Chiedo scusa a tutti quelli che si aspettavano, GIUSTAMENTE, la mia presenza fisica al 3 appello. Mi date notizie? Come procede? Presto vi racconterò com'è andata in questi giorni. Un abbraccio ed un in bocca al lupo a tutti.
RispondiEliminaPs. Io la macchina l'ho presa a calci davvero...!