giovedì 16 luglio 2009

INFANZIA vs SORDITA'




Il problema

Se dai rapporti basilari della vita di relazione si togliesse la possibilità di recepire il messaggio sonoro ci potremmo trovare nelle condizioni del sordo come definito da Louise Trenque: come lo spettatore, cioè, di un film permanentemente sonoro per tutti e muto solo per il sordo stesso.

Se consideriamo inoltre che nell'ambito del messaggio sonoro il linguaggio parlato svolge il ruolo più importante per la comunicazione interpersonale, possiamo ben rilevare come la mancata acquisizione del linguaggio stesso, con la impossibilità a recepirlo, venga a costituire una tremenda barriera fra gli uomini, sia che si consideri l'uomo come individuo inserito in un vasto contesto socio-culturale, sia che lo si consideri singolarmente sotto il profilo del suo sviluppo psico-intellettivo.

Il linguaggio non lo si acquisisce spontaneamente senza normali potenzialita' psico-fisiche, essendo esso l'espressione di molteplici funzioni che, solo se tutte integre, permettono all'individuo lo sviluppo del patrimonio linguistico. La prima di queste funzioni e' proprio quella uditiva.

L'iter che lo sviluppo del linguaggio segue, comincia con la recezione del linguaggio parlato, della parola, prende forma con la sua acquisizione, codificazione e decodificazione e si concretizza nella sua riproduzione.

Se a questa catena togliamo proprio il primo anello ben si comprende come il rimanente "iter" diventi impossibile da percorrere fisiologicamente.

Alla luce di questi concetti appare chiarissima quindi la stretta relazione fra udito e linguaggio tanto che (d'accordo con Charachon), possiamo affermare che se un bambino presenta una ipocusia grave o gravissima,congenita, o acquisita prima dello sviluppo del linguaggio, non potra' sviluppare correttamente lo stesso in maniera spontanea. Verranno infatti a mancare a questo bambino tutti quegli stimoli sonori, assimilando i quali invece egli stesso sara' in grado, riproducendoli, di realizzare il linguaggio parlato.

Ma la grave sordita' infantile e' ancora altro. La sensazione di isolamento che questa condizione causa porta ad emarginazione, porta a deficit dello sviluppo globale della personalita' del bambino, porta alla formazione di un individuo incompleto, incapace di comunicare con gli altri, frustrato, in quanto non gratificato, gia' dalla piu' tenera eta', da uno dei primi i conforti che aiuta l'uomo e che e' la voce materna. Da non trascurare inoltre il fatto che l'espressione del pensiero dipende molto dalle parole: e' difficile pensare compiutamente senza l'aiuto delle parole e senza queste e' difficile per il bambino sordo partecipare ai pensieri ed alle esperienze esterne in modo da aiutare il suo sviluppo intellettuale.

Le cause

Molteplici sono le condizioni patologiche che possono tradursi in una grave ipoacusia nei bambini e in relazione all'epoca di insorgenza delle cause che producono tali condizioni possiamo riferirci ad una classificazione che ruota intorno al momento della nascita. Possiamo quindi trovare eventi patologici che si realizzano prima del parto, al momento del parto e dopo il parto. Tra le cause prenatali dobbiamo comprendere sia i fattori ereditari su base genetica, sia le "noxae" che vanno a danneggiare l'embrione o il feto, dando esito a ipoacusia congenita.

Nel gruppo perinatale comprenderemo tutti i fattori che possono creare "incidenti" al momento stesso del parto e nelle ore subito seguenti. Nelle cause che intervengono dopo il parto bisogna considerare tutta la varia patologia acquisita che puo' danneggiare l'udito dei piccoli soggetti prima dell'acquisizione del linguaggio.

La maggior parte di questa patologia e' caratterizzata da lesioni a carico dell'apparato neuro-sensoriale dell'orecchio interno dovuto o al mancato sviluppo prima della nascita o al danno a carico della coclea o del nervo acustico nell'intorno del parto oppure a lesioni dell'organo del Corti dovute a malattie che intercorrono nella primissima infanzia.

L'incidenza della ipoacusia congenita su base ereditaria di tipo percettivo e' regolata dalle leggi di Mendel e varia a seconda che la trasmissione avvenga con caratteristiche di dominanza o di recessivita'. In caso di gene dominante, in cui un solo genitore possiede il gene "patoforo", il 50% dei figli presentera' alterazioni. In caso di recessivita', in cui entrambi i genitori possiedono il gene "patoforo", l'incidenza e' del 25%.

E' noto ormai da tempo il fatto che la sordita' congenita ricorre fortemente in particolari famiglie, e che la sordita' stessa puo' essere associata ad altre alterazioni congenite. Ricorderemo fra queste patologie complesse la Sindrome di Waandemburg che, oltre alla sordita', puo' presentare alterazioni a carico degli occhi e dei capelli, la Sindrome di Usher, in cui la sordita' e' associata a una retinite pigmentosa, la Sindrome di Tietz, in cui troviamo sordita' ed albinismo con una particolare colorazione blu dell'iride ed un difetto nel metabolismo della tirosina, la Sindrome di Pendred, con sordita' associata a gozzo e ancora le sindromi di Hurler, di Tay-Sachs, di Alport, per citare le piu' note.

Nel gruppo delle cause pre-natali con danno embrionale dobbiamo ricordare la rosolia, malattia esantematica di non particolare patogenicita' se contratta nell'infanzia, ma che se contratta da una donna entro i primi 3-4 mesi di gravidanza, puo' produrre, fra altri gravi danni, una profonda ipoacusia percettiva danneggiando le strutture nervose della coclea embrionale. Ma anche altre cause possono provocare danni all'embrione, come altre forme di virosi, compresa l'influenza, intossicazioni esogene o endogene, come il diabete materno, l'assunzione di farmaci o stupefacenti, la sifilide congenita, il toxoplasma,le droghe pesanti.

Le cause perinatali che agiscono in un tempo che va da poco prima della nascita, compreso il momento del parto, a un breve periodo subito dopo la nascita, si manifestano con tossiemia nell'ultimo stadio della gravidanza, con il parto prematuro, con i traumi da parto, con l'anossia o ipossia e con l'ittero neonatale da incompatibilita' materno-fetale per il fattore Rh. Se una madre con il fattore Rh negativo ha concepito un bambino Rh positivo, il fattore Rh del feto (antigene) puo' trasferirsi nel sangue della attraverso la circolazione placentare. La madre quindi forma anticorpi anti Rh. che circolano tra madre e feto.

Tuttavia durante la prima gravidanza la concentrazione di questi anticorpi e' piuttosto bassa, mentre aumenta nelle successive, fino a superare un punto critico e dar luogo a una reazione antigene-anticorpo. Questo tipo di reazione distrugge i globuli rossi del feto per emolisi producendo liberazione di bilirubina nel sangue del feto stesso. Prima della nascita queste sostanze vengono eliminate dal fegato della madre, ma subito dopo, il fegato del bambino, ancora immaturo, non e' in grado di farlo, per cui la bilirubina in circolo aumenta provocando sia un ittero cutaneo sia, superando la barriera ematoencefalica, la pigmentazione di cellule nervose fra cui i nuclei cocleari, il cui danno esita quindi in sordita'. Questo danno puo' essere evitato programmando ed effettuando sul neonato tempestivamente una sostituzione totale del suo sangue.

Purtroppo non e' sempre possibile, nei bambini nati sordi determinare la causa della sordita': dal 20 al 40% dei casi l'eziologia rimane sconosciuta.

Fra le cause che intervengono dopo la nascita ricorderemo infine che ipoacusie di tipo percettivo con danno cocleare o a carico dell' VIII paio di nervi cranici possono derivare da alcune comuni malattie infettive, come morbillo o parotite, che si manifestino in forme particolarmente virulente, o anche per gravi forme meningitiche, nonche' per fatti otitici di particolare gravita' che compromettono anche e soprattutto l'apparato di trasmissione.

Aspetti audiometrici

I quadri audiologici che rispecchiano i tipi di patologia descritta sono vari e si configurano in diagrammi a curva piatta, o in discesa verso destra, o a corda molle in salita verso destra, o con pochi residui sulle basse frequenze, per le ipoacusie da ereditarieta'; si visualizzano nelle curve piatte da cause prenatali con danno embrionale; si concretizzano in una netta caduta sulle frequenze acute per le cause prenatali. Le curve da cause post-natali si presentano in genere in discesa verso destra.

Quando sussiste il minimo dubbio che il bambino abbia un deficit uditivo e' di basilare importanza procedere a quegli accertamenti che conducano a una diagnosi non solo precoce ma la piu' accurata possibile.

Diagnostica

Quando una madre sospetta che il suo bambino sia sordo e' molto difficile che si sbagli ed e' imperdonabile liquidarla dicendole che si sbaglia senza aver praticato uno o piu' accuratissimi esami dell'udito del bambino.

Nell'era attuale mezzi tecnici molto avanzati ci permettono di esplorare le capacita' uditive addirittura sul feto e molto accurati sono gli studi dell'audiologia in campo neonatale. Abbiamo a disposizione sofisticate apparecchiature di audiometria obiettiva che vanno dall' E.R.A. all' E.Co.G. alla Impedenzometria all'A.B.R. che ci consentono di appurare, senza la collaborazione dei piccoli pazienti,le loro capacita' uditive.Apparecchiature altrettanto avenzate abbiamo a disposizione per le indagini su bambini piu' grandi e vanno dalla audiometria comportamentale,all'uso dei riflessi condizionati per il Peep-Show, all'audiometria vocale, alla normale audiometria tonale effettuata con i piu' perfezionati audiometri e in ambienti insonorizzati.

Trattamento

L'obiettivo principale rimane quindi la diagnosi precoce. Precocita' che va sempre tenuta presente in ordine all'acquisizione del linguaggio, onde provvedere, se necessario, a una tempestiva e corretta protesizzazione acustica dei piccoli pazienti. Protesizzazione che, insieme alla precoce istituzione di un programma rieducativo, costituisce l'altro cardine per il recupero al linguaggio dei bambini ipoacusici. Questa rieducazione e' nella maggior parte dei casi realizzabile da personale altamente qualificato e preparato, nonche' affettivamente disponibile, e in istituzioni con attrezzature idonee ad attuare questo particolarissimo e delicatissimo compito sociale che costituisce il fulcro per il reinserimento nella famiglia e nella societa' del sordo grave.

Nei tempi passati i sordi venivano considerati idioti. Non avevano posto nella societa' e costituivano un ingombro. Ma anche nei tempi passati il problema del linguaggio nei sordi e' sempre stato oggetto di attenzione da parte di studiosi, soprattutto religiosi.

Il Venerabile Beda (673 d. C.) parla di un ragazzo muto che, guidato e istruito da S. Giovanni di Beverly, imparo' a ripetere prima lettere e sillabe, poi parole e frasi: ma a quell'epoca questo fenomeno era considerato un miracolo.

L'educazione del sordo, erroneamente definito sordomuto, fu iniziata in maniera sistematica in Spagna, nel sec. XVI, dal padre benedettino Pedro Ponce de Leon e continuata da un altro benedettino, Juan Pablo Bonet, che usava un metodo soprattutto orale, teso cioe' soprattutto a insegnare ai sordi a parlare.

Nel 1644, Sir K. Digby parla di un nobile spagnolo, nato sordo, che aveva imparato a parlare sotto la guida di un prete. Non poteva pero' governare il tono della voce e finiva la frase con lo stesso tono con cui l'aveva cominciata. Guardava, inoltre, attentamente la faccia di chi gli parlava e nel buio non riusciva a capire nulla. Era gia' realizzata quindi la lettura labiale, che ancora oggi costituisce parte preponderante nel sistema comunicativo degli ipoacusici gravi.

Ma ancora a monte dei programmi di rieducazione e di reinserimento e' importante un serio protocollo di prevenzione: se parliamo infatti di recupero e' chiaro che il danno e' ormai fatto e che si sta correndo ai ripari. Se la medicina di oggi e' tesa non a curare i malati ma a non far ammalare i sani, appare importante la realizzazione del piu' vasto e ponderato programma preventivo.

Prevenzione a tutti i livelli: dalla sensibilizzazione ad evitare matrimoni fra consanguinei per le malattie ereditarie, alla profilassi anti-rosolia e anti-Rh, alla istituzione di consultori prematrimoniali e della famiglia, allo screening audiometrico di routine nell'ambito scolastico.

Ed e' verso la famiglia che va orientata un'altra particolare cura in quanto i genitori di bambini sordi possono trovarsi ad affrontare particolarissimi problemi psicologici. Alcuni di questi genitori nutrono rancore, altri un senso di colpa. Alcuni vedono buio il futuro, altri rifiutano di credere alle condizioni del loro congiunto e affrontano l'inutile ricerca di un qualcuno che gli dica che cio' che sanno non e' vero. Con questi atteggiamenti, nessuno puo' aiutare il bambino sordo.

Non esiste colpa, non deve esserci paura. Il problema va affrontato senza risentimenti e l' attenzione deve essere continua, l' impegno incessante, fino agli anni della scuola, dell' adolescenza, dell' eta' adulta, perche' infine questi soggetti possano restituire alla societa' quelle energie e quelle forze produttive che la societa' stessa investe sulla loro persona.

La sordita' e' un male tremendo: "E' il senso di solitudine, di isolamento che la fa sembrare cosi', e' la mancanza di comprensione da parte di coloro che sentono. Il problema del bambino con una sordita' congenita e' diverso da quello dell'uomo o della donna con una ipoacusia acquisita dopo gli anni attivi della scuola e della adolescenza. Il duro d' udito che con gli anni ha una ipoacusia progressiva e' un altro problema ancora. Ma per tutti l'handicap e' uguale: e' l' handicap del mondo del silenzio, la difficolta' di comunicazione con il mondo che sente e che parla".

Sono parole di Scott-Stevenson. E' questo il nodo del problema della sordita'.Quale sia la causa, l'eta', l' entita' del deficit, il problema piu' grave e' la difficolta' di comunicazione del sordo con chi sente, e viceversa.

Ed ancora Gesell scrisse nel 1956: "Non e' normale essere sordo, ma i sordi invece sono individui perfettamente normali se noi li aiutiamo a superare i vari problemi del loro handicap. Il nostro scopo dovrebbe essere quello di fare del bambino sordo un individuo equilibrato, capace di affrontare i limiti e i problemi del proprio handicap, e non una brutta copia di un individuo normoudente"

L.I.S lingua italiana dei segni

L.I.S

Molto spesso c'è carenza d'informazione e per raggiungere questi obiettivi è necessario che la Lingua dei Segni Italiana sia considerata come una lingua di valore pari all'italiano.Di fronte alla difficoltà comunicativa che le persone sorde hanno riscontrato sin dai tempi antichi, essi hanno utilizzato una lingua di segni, con la sua struttura ed identità propria. La LIS è uno strumento di comunicazione efficace e viste le difficoltà di accesso alla lingua orale essi hanno bisogno di interpreti che facciano da ponte con la comunità udente.Così , si prospetta una vera integrazione che potenzi la loro autonomia.La lingua dei segni significa tanto per i sordi, perché forse è l'unica lingua fluida e naturale che hanno, così come la lingua orale per noi udenti.Tradizionalmente la lingua di segni era considerata mimo o pantomima, ma se così fosse, le persone che non conoscono questa lingua riuscirebbero a capire senza alcun problema le persone sorde all'interno dei loro scambi comunicativi. Altro stereotipo molto diffuso è quello di credere che la lingua di segni abbia un carattere universale, ma non è così, ci sono molte differenze da un Paese all'altro, anche all'interno di uno stesso paese è possibile riscontrare alcune differenze. Le diverse lingue dei segni presentano lessico, morfosintassi e chirologia diverse l'una dall'altra.
Così come le persone udenti non si stancano di usare la lingua o le labbra, le persone sorde non si stancano di parlare con le mani. Così, ad esempio, nello Stato Italiano possiamo parlare di Lingua dei Segni Italiana (LIS) di un uso maggioritario e Lingua dei Segni Dialettale di uso solo in sud Italia. Come nella lingua orale ci sono delle strutture e delle regole grammaticali, anche nella LIS avviene lo stesso e parliamo infatti di: configurazione o posizione che la mano adotta nella realizzazione dei segno; luogo dove si realizza il segno; movimento effettuato; componenti non manuali, come l'espressione facciale o il movimento delle labbra. Le lingue orali non si possono paragonare alle lingue dei segni, in quanto non possono essere analizzate nella stessa maniera due lingue che hanno un metodo di espressione e comprensione talmente diversi. Nelle lingue dei segni sono importanti i messaggi visivi, gestuali, simultanei e spaziali, mentre per le lingue orali sono più importanti i segnali acustici, vocali, temporali e lineari. D'altra parte le lingue dei segni non sono qualcosa di fisso e stabile, ma una cosa che si trasforma nel tempo, dando luogo a nuovi segni per riferirsi a nuovi concetti. Tanti udenti si domandano perchè non si unificano le diverse lingue dei segni e se ne crei una universale; questo non è possibile perchè le lingue dei segni sono idiomi e dipendono dalle culture in cui si sono sviluppate, hanno acquisito direzioni diverse, pertanto risulterebbe difficile unificarle. I linguaggi orali tentarono questo con l'esperanto, ma fino ad oggi non ci sono stati risultati apprezzabili.

[ - 6 left days ] La lingua dei segni


[ - 6 left days ] Annamaria Morelli

c'è giulia in linea http://giuliagalletta.blogspot.com/
Se ci sei batti un colpo: di che blog sei fatto?
Cari colleghi come saprete il blog LINGUA DEI SEGNI è pronto per accogliere i NOSTRI LAVORI.
Uno di questi deve NECESSARIAMENTE essere iniziato e portato a termine in breve tempo.
L'unico requisito necessario è possedere il testo "Parlare,segnare"(Chiricò,Cavalieri).

Vi presento il progetto per cui lavoreremo.
E' solo una scaletta, un ordine logico da seguire, una suddivisione per argomenti...chiamatela come volete.Tutto però verrà pubblicato come i tradizionali post.

INTRODUZIONE

1. Cosa significa essere sordi (cos'è la sordità)
2. Fattori della valutazione della sordità:
-Gradi di sordità (lieve, media, grave, profonda);
-tipo di sordità (trasmissiva, percettiva, mista, centrale)
-età d'insorgenza del deficit
3. l'utilizzo del termine sordo.

LA COMUNICAZIONE GESTUALE: GESTI E SEGNI

4. Distinzione tra gesti e segni
5. I linguaggi segnati e l'alfabeto manuale.
LA LINGUA DEI SEGNI

6. Cenni storici (poche righe)
7.La naturalezza dei segni
8.Varietà delle lingue dei segni
9. Arbitrarietà, iconicità, matafora
10.La costruzione del discorso nella lingua dei segni:componenti non manuali,movimento, configurazione della mano, posizione del corpo, lo spazio.
11.E' opportuno parlare di riabilitazione?

Il perchè di questa suddivisione degli argomenti:
Su "Parlare,segnare" c'è tanto materiale che potrebbe essere utile per il blog LINGUA DEI SEGNI, visto che si era detto che doveva essere più tecnico.

Creare un unico documento, e dunque poi un post, contenente tutte le informazioni non credo sia possibile ed una buona idea:
Si finirebbe per ridurre ai minimi termini i concetti espressi, rischiando di banalizzare l'argomento, o in caso contrario uscirebbe fuori un post lungo e noioso che in pochi leggerebbero.
Per aggirare l'ostacolo ho pensato che si potrebbe dividere il materiale in puntate, somministrarlo in pillole, in modo che si ha il tempo di metabolizzare le prime informazioni prima di accedere ad un livello successivo. Inoltre, poi sarebbe più facile per gli utenti andare a ricercare ciò che interessa loro.

Fare una selezione radicale dei contenuti del libro credo sia un peccato,per forza di cose, si finirebbe per tralasciare concetti interessanti.

Spero di essere riuscita ad illustrarvi il progetto in modo più o meno chiaro.

Prego chiunque sia in possesso del testo sopra citato di contattarmi al più presto in modo da dividerci i compiti e partire con il lavoro.
E' ben accetta qualsiasi tipo di idea!! Ma cerchiamo di rimanere fedeli ai punti elencati.

LA PARTECIPAZIONE NON E' FACOLTATIVA!!
Il nostro editor e la nostra coordinatrice Anna CAmpise non scherzano!!
Neanche io scherzo quindi CONTATTATEMI AL PIU' PRESTO!!

Presentation, is not a

presentation of: INDIESPETTITA , blog di altra musica




Deborah De Rosa

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