domenica 31 maggio 2009

A proposito di integrazione..

_pina ha detto...
è impossibile pensare ad un integrazione interazionistica.. perchè a un certo punto tutti smetteremmo di essere cio che siamo e che ci distingue!! va bene lo scambio di idee e culture ma senza perdre di vista la nostra culla e i nostri genitori.. Bisogna convivere accorciando le distanze ma mantenendo il rispetto dei confini!!Il segreto??accettare una volta per tutte che la Diversità ESISTE.. e k per questo va tutelata e RISPETTATA..
31 maggio 2009 10.52
stefania ha detto...
Beh cara pina ti stai contraddicendo un po'..l'integrazione interazionistica è l'unica via per accettare, tutelare e rispettare la diversità...Inoltre interagire (per questo interazionistica) non significa necessariamente perdere di vista la propria identità e/o cultura, anzi significa confrontare il proprio modo di vivere con quello altrui, per trovare punti comuni e differenti, e soprattutto da questi ultimi, trarne un insegnamento! Questo significa interazione, scambio, confronto,incontro, dialogo... e senza una integrazione interazionistica tutti questi valori necessari per il rispetto e la tutela dell'altrui e della nostra diversità non possono avere luogo! In ultima analisi interazione interazionistica non significa perdere se stessi, ma "ritrovare" se stessi attraverso la presa di coscienza che l'altro e la sua diversità altro non sono che un completamento del nostro sè!Se non ho interpretato male tu sembri essere maggiormente d'accordo con una interazione pluralistica che, attenzione, non conduce al rispetto e alla tutela di cui parli in quanto equivale a dire "be io la penso così, questa è la mia cultura, accetto quella degli altri, ma preferisco restarne fuori"..questo mi dispiace dirtelo ma non credo sia l' atteggiamento corretto con cui porsi alla diversità..Inoltre i CONFINI, come li chiami tu non esistono, o meglio NON DEVONO ESISTERE, se esistono confini non ci sarà mai un vero scambio di idee e un apprendimento condiviso tra le differenti culture! E' quello che ci fa crescere e vivere bene con noi stessi e con gli altri! Per di più se dici che occorre tutelare e rispettare i confini è come se dicessi"alt di qui non si passa" alla diversità..Essa non deve essere vissuta come minaccia o pericolo per sé stessi, anzi, al contrario deve essere vissuta come momento di crescita per entrambe le parti, solo così sia noi che gli altri possiamo scorgere la bellezza e l'imporatanza degli uni per gli altri!Spero che la tua sia stata una svista e/o una confusione di termini!Ti abbraccio Stefi.
31 maggio 2009 11.44

Dite la vostra...sul giusto tipo di integrazione..per voi quale è l'atteggiamento da assumere? I due pareri sopracitati sono contrastanti...il vostro a quale si avvicina di più? O ne avete un altro ulteriormente diverso?

http://versounanuovacittadinanza.blogspot.com/2009/05/che-cose-lintegrazione.html

Integrazione culturale



Come la C.M. n. 122/1992 sull'educazione interculturale nella scuola .


Eccone alcuni interessanti stralci:


[...]E' importante riconoscere che i valori che danno senso alla vita ed i diritti che la orientano non sono tutti nella nostra cultura, ma neppure tutti nelle culture degli altri: non tutti nel passato, ma neppure tutti nel presente o nel futuro. Essi consentono di valorizzare le diverse culture ma insieme ne rivelano i limiti, e cioè le relativizzano, rendendo in tal modo possibile e utile il dialogo e la creazione della comune disponibilità a superare i propri limiti e a dare i propri contributi in condizioni di relativa sicurezza.

Sono i valori, in ultima analisi il valore universale della persona, i fondamenti transculturali di quella comune cultura (in parte già presente, in gran parte ancora da costruire) del rispetto, del dialogo e dell'impegno, che rendono possibile pensare e vivere l'interculturalità non come indifferenza, confusione, sopraffazione o cedimento, ma come prospettiva educativa per tutti, giocata sui due indisgiungibili versanti del rispetto e della promozione di ciascuno.

Problemi, equivoci e recenti iniziative dell'amministrazione
Pur con tutte le sue difficoltà ed i suoi problemi irrisolti, il nostro paese è meta del desiderio di persone e di interi popoli che vivono grandi difficoltà politiche, economiche, morali in molti paesi del sud africano e dell'est europeo ed asiatico, mentre da noi si avverte il fascino dei modelli culturali che vengono dal nord europeo e dall'ovest americano, mondi verso i quali intensissime sono state le migrazioni dei nostri connazionali in tempi antichi e recenti.
Allargare lo sguardo al passato, alle vicende di individui, popoli, stati, culture, nei versanti dell'economia, della religione, dell'arte, della scienza, della filosofia, della tecnica, con il contributo che proviene dalle moderne scienze umane, consente di comprendere molte ragioni delle tensioni attuali e di individuare linee culturali e politiche, atteggiamenti e comportamenti meno inadeguati di quelli attuali a compiere le scelte adatte a risolvere i grandi problemi di convivenza che caratterizzano il nostro tempo.

Si tratta in particolare di cogliere, nelle storie di persone e gruppi, sia i caratteri dell'unicità identitaria di ogni singolo individuo, sia quelli delle particolarità delle appartenenze identitarie collettive, sia quelli che riguardano l'universalità della comune appartenenza all'umanità, intesa non solo come valore comune, ma anche come gruppo di persone, il gruppo più grande di cui facciamo parte e dal cui solidale destino dipende anche il destino di ciascuno di noi, qualunque sia la sua collocazione, nello spazio e nel tempo, in una fede o nell'altra.
Bisogna evitare che rigidezze mentali e fantasmi di varia origine facciano evolvere le legittime differenze personali e culturali, etniche e religiose, linguistiche e territoriali, in chiusure di tipo localistico o nazionalistico o addirittura in processi di intolleranza razzistica, che sono tanto più frequenti quanto più culturalmente superficiali e psicologicamente fragili sono le persone colpite da queste sindromi.[...]

vi sfido a ricordare!!!

visitate il mio blog..diventate miei sostenitori e diertitevi a rituffarvi nel passato!!!

il mio blog è http://quellicheilego.blogspot.com/ !!!

News dal blog di Stefi.

INTEGRAZIONE?

Si.... grazie!


Che cos'è l'Integrazione?

Perchè l'Integrazione?


E voi dite si all'integrazione universale? O avete un parere diverso?

Rispondete o collaborate su
http://versounanuovacittadinanza.blogspot.com/

Il mondo del catch e del nostro web

...La vérité emphatique du geste dans les
grandes circostances de la vie.
BAUDELAIRE.

La virtù del catch è di essere uno spettacolo eccessivo. Vi troviamo un'enfasi che doveva essere quella dei teatri antichi. Del resto il catch è uno spettacolo all'aperto, perché è il carattere gagliardo e verticale del campo luminoso, e non il cielo (valore romantico riservato alle feste mondane), che costituisce l'essenziale del circo e dell'arena: anche dal fondo delle più luride sale parigine il catch partecipa della natura dei grandi spettacoli solari, teatro greco e corride: in questo come in quelli una luce senza ombre elabora un'emozione senza segreti.
Certe persone credono che il catch sia uno sport ignobile. Il catch non è uno sport, è uno spettacolo, e non è più ignobile assistere a una rappresentazione catchistica del Dolore che alle sofferenze di Arnolfo o di Andromaca. Certo, esiste un falso catch rappresentato con grandi spese e le apparenze inutili di uno sport regolare; questo non ha nessuna importanza. Il vero catch, detto impropriamente catch dilettantistico, si pratica nelle sale di periferia, dove il pubblico si accorda spontaneamente alla natura spettacolare del combattimento, come fa il pubblico di un cinema dei sobborghi. Quelle stesse persone si indignano poi del fatto che il catch sia uno sport truccato (Il che, del resto, dovrebbe in parte liberarlo della sua ignominia). Il pubblico si disinteressa altamente di sapere se l'incontro è o non è truccato, e ha ragione; si abbandona alla prima virtù dello spettacolo, che è quella di abolire ogni movente e conseguenza: non gli importa ciò che vede ma ciò che crede.
Questo pubblico sa distinguere molto bene il catch dal pugilato; sa che il pugilato è uno sport giansenista, fondato sulla dimostrazione di una supremazia; si può scommettere sul risultato di un incontro di pugilato: per il catch non avrebbe senso. L'incontro di pugilato è una storia che si costruisce sotto gli occhi dello spettatore; nel catch, al contrario, intellegibile è ogni momento, non la durata. Lo spettatore non si interessa al consolidarsi di un successo, esige dunque una lettura immediata dei sensi giustapposti, senza che sia necessario connetterli. L'avvenire razionale del combattimento non interessa l'appassionato di catch, dove invece un incontro di pugilato implica sempre una scienza del futuro. In altre parole il catch è una somma di spettacoli nessuno dei quali è una funzione: ogni momento impone la conoscenza totale di una passione che si eleva sola e diritta, senza mai distendersi verso il coronamento di un risultato.

Così la funzione del lottatore non è di vincere, ma di compiere esattamente i gesti che ci si aspettano da lui. Si dice che il judo contenga una segreta parte di simbolicità; anche nell'azione si tratta di gesti contenuti, precisi ma brevi, disegnati con giustezza ma in una linea senza volume. Al contrario il catch propone gesti eccessivi, sfruttati fino al parossismo della loro significazione. Nel judo, a terra un uomo ci sta a malapena, rotola su se stesso, si sottrae, schiva la sconfitta, o, se questa è evidente, esce immediatamente dal gioco; nel catch, a terra un uomo ci sta in modo esagerato, riempiendo fino in fondo la vista degli spettatori con l'intollerabile spettacolo della sua impotenza.
Questa funzione di enfasi è ben la stessa del teatro antico, il cui meccanismo, la cui lingua e accessori (maschere e coturni) concorrevano alla spiegazione esageratamente visibile di una Necessità. Il gesto del lottatore vinto che rende manifesta al mondo la sua sconfitta e lungi dal mascherarla l'accentua e tiene come una nota allungata, corrisponde alla maschera antica che deve rendere manifesto il tono tragico dello spettacolo. Al catch, come sugli antichi teatri, non si ha vergogna del proprio dolore, si è capaci di piangere, si ha il gusto delle lacrime.
Ogni segno del catch è dunque dotato di una chiarezza totale, perché bisogna sempre capire tutto, immediatamente. Appena gli avversari sono sul quadrato, il pubblico è investito dall'evidenza dei ruoli. Come a teatro, ogni tipo fisico esprime all'eccesso la parte che è stata assegnata al lottatore. Thauvin, cinquantenne obeso e in disfacimento, la cui specie di bruttezza asessuata ispira sempre soprannomi femminili, mette in mostra nella sua stessa carne i caratteri dell'ingobile, perché il suo ruolo è di raffigurare tutto ciò che, nel concetto classico di saud (concetto chiave di ogni incontro di catch), si presenta come organicamente ripugnante. La nausea volontariamente provocata da Thauvin va dunque molto lontano nell'ordine dei segni: non solo ci si serve della bruttezza per rappresentare la bassezza, ma in più questa bruttezza è interamente concentrata in una qualità particolarmente repellente della materia: il cedimento squallido di una carne morta (il pubblico chiama Thauvin "la carnaccia"), in modo che la condanna appassionata della folla non scaturisce più dal suo giudizio ma si leva dalla più profonda regione del suo istinto. Ci si impegolerà dunque con frenesia in una ulteriore immagine di Thauvin in tutto conforme alla sua partenza fisica: i suoi atti risponderanno perfettamente alla essenziale vischiosità del personaggio.
La prima chiave del combattimento è quindi il corpo del lottatore. Fin da principio so che tutti i gesti di Thauvin, i suoi tradimenti, le sue crudeltà e vigliaccherie, non deluderanno la prima immagine ch'egli mi ha dato dell'ignobile, posso fargli fiducia ch'egli compierà intelligentemente e fino in fondo tutti i gesti di una determinata informe bassezza e che colmerà fino all'orlo l'immagine del farabutto più ripugnante che ci sia: il farabutto-piovra. I lottatori hanno perciò un fisico altrettanto perentorio che i personaggi della Commedia dell'arte, i quali scoprono in anticipo, nei loro costumi e atteggiamenti, il contenuto futuro delle loro parti: allo stesso modo che Pantalone non potrà non essere un cornuto ridicolo, Arlecchino un servo astuto e il Dottore un pedante imbecille, così Thauvin non sarà altro che il traditore ignobile; Reinières (un gigante biondo dal corpo molliccio e la folle capigliatura) l'immagine commovente della passività, Mazaud (galletto arrogante) quella della fatalità grottesca, e Orsano (gagà effeminato comparso fin dall'inizio in una vestaglia azzurra e rosa) quella, doppiamente piccante, di una salope vendicativa (perché non penso che il pubblico dell'Elysée-Montmartre segua Littré e prenda il termine salope per un maschile).
Il fisico dei lottatori costituisce dunque un segno basilare, che contiene in germe tutto il combattimento. Ma questo germe prolifera perché in ogni fase del combattimento, in ogni nuova situazione, il corpo del lottatore offre al pubblico il divertimento unico di un carattere naturalmente collegato a un gesto. Le diverse linee di significazione si illuminano reciprocamente, e formano il più intellegibile degli spettacoli. Il catch è come una scrittura diacritica: al di sopra della significazione fondamentale del suo corpo, il lottatore dispone di spiegazioni episodiche ma sempre opportune, aiutando incessantemente la lettura del combattimento mediante gesti, atteggiamenti e mimiche che portano l'intenzione alla sua massima evidenza. Ora il lottatore trionfa con un ghigno ignobile nell'atto di tenere il bravo sportivo sotto le ginocchia, poi rivolge alla folla un sorriso di sufficienza, annunciante la vendetta vicina; traccia per terra ad indicare a tutti la natura intollerabile della sua situazione; alla fine, mette su un insieme complicato di segni intesi a mostrare come egli incarni a buon diritto l'immagine sempre divertente del caratteraccio che fa della sua scontentezza una fonte inesauribile di chiacchiere.

Si tratta dunque di una vera a propria Commedia Umana, dove le più sottili gradazioni sociali della passione (fatuità, senso del proprio diritto e del "ripagamento", crudeltà raffinata) incontrano sempre, fortunatamente, il segno più chiaro che le possa raccogliere, esprimere e portare trionfalmente fino ai confini della sala. Su questo piano si capisce che non importi più che la passione sia autentica. Il pubblico reclama solo l'immagine della passione, non la passione in sé. Nel catch non c'è problema di verità come non c'è a teatro. In questo come in quello, quando ci si aspetta è la raffigurazione intellegibile di situazioni morali abitualmente nascoste. Questo svuotamento dell'interiorità a vantaggio dei suoi segni esteriori, questo esaurimento del contenuto nella forma, è il principio stesso dell'arte classica trionfante. Il catch è una pantomima immediata, infinitamente più efficace della pantomima teatrale, perché il gesto del lottatore non ha bisogno di nessun racconto, di nessuno scenario, in una parola di nessun rimando, per apparire vero.


Ogni momento del catch è quindi come un'algebra che sveli istantaneamente la relazione di una causa e del suo effetto figurato. Certamente negli appassionati di catch c'è una sorta di piacere intellettuale nel veder funzionare cosi perfettamente i meccanismi della morale: certi lottatori, grandi attori, divertono allo stesso grado di un personaggio di Molière, perché riescono a imporre una lettura immediata della loro interiorità: un lottatore del carattere arrogante e ridicolo (come si dice che è un carattere Arpagone), Armand Mazaud, riempie regolarmente la sala di soddisfazione con il rigore matematico delle sue trascrizioni, spingendo il disegno dei propri gesti fino al vertice estremo della loro significazione, e dando al proprio combattimento la stessa specie di slancio e di precisione di una grande disputa scolastica, la cui posta è, insieme, il trionfo dell'orgoglio e lo scrupolo formale della verità.

In tal modo viene elargito al pubblico il grande spettacolo del Dolore, della Disfatta e della Giustizia.
Il catch espone il dolore umano con tutta l'amplificazione delle maschere tragiche: il lottatore che soffre sotto l'effetto di una presa ritenuta crudele (un braccio contorto, una gamba incastrata) presenta la figura eccessiva della Sofferenza; come una Pietà primitiva, lascia vedere il volto esageratamente deformato da un'afflizione intollerabile. Si capisce che nel catch il pudore sarebbe fuori posto, in contrasto con l'ostentazione programmatica dello spettacolo, con quella Esposizione del Dolore che è la finalità stessa del combattimento. Così tutti gli atti generatori di sofferenza sono particolarmente spettacoli, come il gesto di un prestigiatore che faccia vedere ben alte le carte: non si capirebbe un dolore che risultasse senza causa intellegibile; un gesto segreto effettivamente crudele trasgredirebbe le leggi non scritte del catch e non sarebbe di alcuna efficacia sociologica, come un gesto folle o parassita. Al contrario la sofferenza appare inflitta con larghezza e convinzione, perché bisogna che tutti non solo rilevino che l'uomo soffre, ma anche e soprattutto capiscano perché soffre. Quella che i lottatori chiamano "una presa", cioè una qualsiasi figura che permetta di immobilizzare indefinitamente l'avversario e tenervelo a proprio piacimento, ha appunto la funzione di preparare in modo convenzionale, quindi intellegibile, lo spettacolo della sofferenza, di porre metodicamente le condizioni della sofferenza: l'inerzia del vinto permette al vincitore (momentaneo) di confermarsi nella sua crudeltà e di trasmettere al pubblico la terrificante ignavia dell'aguzzino sicuro del susseguirsi dei propri gesti: strofinare rudemente il muso dell'avversario impotente o raschiare la sua colonna vertebrale con pugno profondo e regolare, compiere almeno la superficie visiva di questi gesti: il catch è il solo sport che dia un'immagine tanto esteriore della tortura. Ma, ancora una volta, solo l'immagine è nel campo del gioco, e lo spettatore non desidera affatto la sofferenza reale del lottatore, gusta solo la perfezione di un'iconografia. Non è vero che il catch sia uno spettacolo sadico: è soltanto uno spettacolo intellegibile.
C'è un'altra figura ancora più spettacolare della presa, ed è la manchette, quella grande pacca degli avambracci, quel pugno larvato con cui si massacra il petto dell'avversario, con un suono vuoto e con l'accasciamento esagerato del corpo vinto. Nella manchette la catastrofe è portata al massimo dell'evidenza, tanto che, al limite, il gesto finisce per ridursi a un simbolo; ma è andare troppo oltre, uscire dalle regole del catch, in cui ogni segno deve essere estremameente chiaro senza però lasciar trasparire la sua intenzione di chiarezza; il pubblico allora grida "Simulatore", non perché lamenti l'assenza di una sofferenza effettiva, ma perché condanna l'artificio: come a teatro, si viene meno al gioco tanto per eccesso di sincerità quanto per eccesso di studio.

Si è già detto come i lottatori sfruttino tutte le risorse di un certo stile fisico, costruito e utilizzato per sviluppare agli occhi del pubblico un'immagine totale della Sconfitta.

La mollezza dei grandi corpi bianchi che crollano a terra tutti d'un pezzo o affondano nelle corde agitando le braccia, l'inerzia dei massicci lottatori fatti miserevolmente rimbalzare da tutte le superfici elastiche del quadrato, niente può significare più chiaramente e più appassionatamente l'esemplare abbassamento del vinto. Privata di ogni possibilità di reazione la carne del lottatore è solo una massa ignobile sparsa a terra che invita a ogni sorta di incrudelimento e di delirio. Si ha qui un parossismo di significazione all'antica, che non può non richiamare il lusso di intenzioni dei trionfi latini. In altri momenti è ancora una figura antica che nasce dall'accoppiamento dei lottatori, quella del supplice, dell'uomo arreso a discrezione , piegato in ginocchio, con le braccia alzate sopra la testa, e lentamente abbassato dalla tensione verticale del vincitore. Nel catch, contrariamente al judo, la Sconfitta non è un segno convenzionale abbandonato appena ottenuto; non è uno scioglimento, bensì, al contrario, una durata, una esibizione che riprende gli antichi miti della Sofferenza e dell'Umiliazione pubblica: la croce e la gogna. Il lottatore è come crocifisso alla luce del giorno, agli occhi di tutti. Ho sentito dire di un lottatore steso a terra: "Ecco, il piccolo Gesù è morto in croce", e questa frase ironica scopriva le radici profonde di uno spettacolo in cui si compiono gli stessi gesti delle più antiche purificazioni.
Ma il catch ha soprattutto il compito di mimare un concetto puramente morale: la giustizia. L'idea di ripagamento è essenziale al catch e il "Fagli male" della folla significa prima di tutto un "Fagliela pagare". Si tratta dunque, senza dubbio, di una giustizia immanente. Più è vile l'azione del salaud, più il colpo che gli è giustamente reso riempie il pubblico di soddisfazione: se il traditore – che è naturalmente un pavido – si rifugia dietro le corde facendo capire la realtà del suo torto con una mimica sfrontata, ne viene spietatamente riacciuffato, e la folla delira di fronte alla violazione della regola in nome di un meritato castigo. I lottatori sanno assecondare benissimo la capacità di indignazione del pubblico presentatogli il limite stesso del concetto di giustizia, quella zona estrema dello scontro in cui basta allontanarsi ancora un po' dalla regola per aprire le porte di un mondo sfrenato. Per l'appassionato di catch niente è più bello del furore vendicativo di un lottatore tradito che si scaglia con foga non su un avversario fortunato ma sull'immagine sferzante della slealtà. Naturalmente qui importa molto più il processo della Giustizia che non il suo contenuto: il catch è prima di tutto una serie quantitativa di compensazioni (occhio per occhio, dente per dente). Questo spiega come i rovesciamenti di situazione posseggano agli occhi degli appassionati del catch una sorta di bellezza morale: essi ne godono come di una vicenda romanzesca ben a proposito, e più è grande il contrasto tra la riuscita di un colpo e il mutare della sorte, più è vicina al crollo la fortuna di un contendente e più il melodramma è giudicato soddisfacente. La Giustizia è quindi il corpo di una trasgressione possibile; proprio in quanto c'è una Legge lo spettacolo delle passioni che soverchiano ha tutto il suo valore.

Si capirà quindi come su cinque incontri di catch uno solo all'incirca si regolare. Una volta di più bisogna rendersi conto che qui la regolarità è un ruolo o un genere, come in teatro: la regola non costituisce affatto una vera costrizione, bensì la convenzionale apparenza della regolarità. Così, in effetti, un incontro regolare non è altro che un incontro esageratamente beneducato; gli avversari, più che rabbia mettono zelo nell'affrontarsi, sanno dominare le loro passioni, non si accaniscono sul vinto, cessano di combattere appena glielo si ingiunge, e si congratulano dopo un episodio particolarmente arduo in cui tuttavia non hanno mancato una sola volta di essere leali l'uno con l'altro. S'intenda naturalmente che tutte queste azioni beneducate sogno segnalate al pubblico coi gesti più convenzionali della lealtà: stringersi la mano, alzare il braccio, allontanarsi ostentatamente da una presa sterile che potrebbe nuocere alla perfezione dell'incontro.

Inversamente la slealtà qui non esiste se non coi suoi segni eccessivi: tirare un calcio al vinto, rifugiarsi dietro le corte invocando ostentatamente un diritto puramente formale, rifiutare di stringere la mano al proprio partner prima o dopo l'incontro, approfittare del "riposo" per tornare a tradimento sulle spalle dell'avversario, tirargli n colpo proibito quando l'arbitro non può vedere (colpo che evidentemente non ha né valore né funzione se non per il fatto che metà della sala può vederlo e indignarsene). Dato che il Male costituisce il clima naturale del catch, il combattimento regolare assume soprattutto un valore d'eccezione; l'utente se ne stupisce e lo saluta al passaggio come un ritorno anacronistico e un po' sentimentale alla tradizione sportiva ("è buffo come sono regolari quelli"); davanti alla generale bontà del mondo si sente improvvisamente commosso, ma morirebbe certamente di noia e d'indifferenza se i lottatori non tornassero molto presto all'orgia dei cattivi sentimenti che soli fanno il buon catch.

Estrapolato, il catch regolare non potrebbe portare che al pugilato, o al judo, mentre il catch vero e proprio deve la sua originalità a tutti gli eccessi che ne fanno uno spettacolo e non uno sport. La fine di un incontro di pugilato o di judo è secca come il punto conclusivo di una dimostrazione. Il ritmo del catch è tutto diverso, giacché il suo senso naturale è quello dell'amplificazione retorica: l'enfasi delle passioni, il rinnovarsi dei parossismi, l'esasperazione delle repliche, non possono naturalmente sfociare che nella effusione più barocca. Certi incontri, e tra i più riusciti, si coronano di una gazzarra finale, sorta di fantasia sfrenata in cui sono aboliti regolamenti, leggi specifiche, censura arbitrale e limiti del quadrato, tra volti in un disordine trionfante che straripa nella sale e trascina alla rinfusa i lottatori, i secondi, l'arbitro e gli spettatori.

E' già stato notato che in America il catch raffigura una sorta di mitologica lotta tra il Bene il Male (di natura para-politica, il cattivo lottatore venendo sempre ritenuto un "Rosso"). Il catch francese ricupera una eroicizzazione tutta diversa, di ordine etico e non più politico. Ciò che il pubblico cerca, qui, è la costruzione progressiva di un'immagine eminentemente morale: quella del perfetto farabutto. Si va al catch per assistere alle avventure rinnovate di un grande protagonista, personaggio unico, permanente e multiforme come Guignol o Scapin, inventivo di figure inattese e tuttavia sempre fedele alla sua parte. Il farabutto si rivela come un carattere di Molière o un ritratto di La Bruyère, cioè come un'entità classica, come un'essenza, i cui atti non sono che epifenomeni significativi distribuiti nel tempo. Questo carattere stilizzato non appartiene a nessuna nazione né ad alcun partito, e sia che il lottatore si chiami Kuzchenco (soprannominato "Baffone" a motivo di Stalin); Yerpazian, Gaspardi, Jo Vignola, o Nollières, l'utente non gli attribuisce altra patria che quella della "regolarità".


Che cos'è dunque un farabutto per questo pubblico in parte composto, sembra, di irregolari? Essenzialmente un instabile, che ammette le regole solo quando gli sono utili e trasgredisce la continuità formale degli atteggiamenti. E' un uomo imprevedibile, quindi asociale. Si rifugia dietro la Legge quando giudica che gli sia propizia e la trasgredisce quando gli fa comodo tradirla; ora nega il limite formale del quadrato e continua a percuotere un avversario letalmente protetto dalle corte, ora ristabilisce tale limite e rivendica la protezione di ciò che un minuto prima non rispettava. Questa inconsequenzialità, molto più che il tradimento o la slealtà, mette il pubblico fuori di sé, in quando esso, urtato non nella propria morale ma nella propria logica, considera la contraddizione degli argomenti come il più ignobile degli sbagli. Il colpo proibito non diventa irregolare se non quando distrugge un equilibrio quantitativo e turba il rigoroso computo delle compensazioni: ciò che il pubblico condanna non è affatto la trasgressione delle pallide regole ufficiali, è il difetto di vendetta, il difetto di penalità. Così, niente è più eccitante per la folla del calcio enfatico al farabutto vinto; la gioia di punire arriva al colmo quando si appoggia a una giustificazione matematica, e il disprezzo, allora, si fa sfrenato: non si tratta più di una salaud ma di una salope, gesto orale della degradazione ultima.

Una finalità tanto precisa richiede che il catch sia esattamente quello che il pubblico si aspetta. I lottatori, uomini di grande esperienza, sanno perfettamente inflettere gli episodi spontanei del combattimento verso l'immagine che il pubblico si è fatto dei temi meravigliosi della sua mitologia. Un lottatore può irritare o disgustare, mai deludere, perché compie sempre fino in fondo, per una progressiva solidificazione dei segni, quello che il pubblico si aspetta da lui. Nel catch niente esiste se non totalmente, non c'è nessun simbolo, nessuna allusione, tutto è dato esaurientemente; non lasciando niente in ombra, il gesto taglia via tutti i sensi parassiti e presenta cerimonialmente al pubblico una pura e completa significazione, tonda come una natura. Quest'enfasi non è altro che l'immagine popolare e ancestrale della perfetta intelligibilità del reale. Ciò che dal catch viene mimato, quindi, è un'intelligenza ideale delle cose, è un'euforia degli uomini, sollevati per un momento al di sopra dell'ambiguità costitutiva delle situazioni quotidiane e installati nella visione panoramica di una Natura univoca, in cui i segni corrispondano finalmente alle cause, senza ostacoli, senza scappatoie e senza contraddizioni.


Quando l'eroe o il farabutto del dramma, l'uomo che è stato visto qualche minuto prima invasato da un furore morale, ingrandito alla misura di una sorta di segno metafisico, lascia la sala del catch, impassibile, anonimo , con una valigetta appesa a un braccio e all'altro braccio la moglie, nessuno può dubitare che il catch possegga la capacità di trasmutazione propria dello Spettacolo e del Culto. Sul quadrato e nel fondo stesso della loro volontaria ignominia i lottatori rimangono degli dèi, perché, per pochi minuti, essi sono la chiave che apre la Natura, il gesto puro che separa il Bene dal Male e svela la figura di una Giustizia finalmente intellegibile.

Roland Barthes, Miti d'oggi, Einaudi.
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La Mia Carta d'Identità Digitale di Veronica Fanello

1996:LA PLAYSTATION!
All'età di 8 anni inizio a giocare alla console con mio cognato ,passando interi pomeriggi a sfidarlo. È il mio primo vero approccio al mondo della tecnologia.


1999:IL PRIMO PC!
Visto che mia sorella era all'università,i miei pensarono bene di comprarle il computer ,che chiaramente ho usato anche io facendo numerosi danni.


Sempre 1999:IL PRIMO CELLULARE!
Ricevo il mio primo cellulare per il mio compleanno, ricordo che era un Alcatel nero; durato per 3 anni...


2002:IL SECONDO E TERZO CELLULARE!
sostituisco l'Alcatel (il citofono) con un motorola all'avanguardissima per il periodo. Chiaramente questo cellulare é durato poco tempo nelle mie mani.... infatti l' ho sostituito lo stesso anno con un Nokia.


Sempre 2002:
Le mie peripezie con il computer continuano, infatti è proprio in questo periodo che creo il mio primo account di posta elettronica, al quale se ne sono susseguiti molti altri visto che spesso dimenticavo le password. Intanto ho imparato ad usare altre funzioni come navigare su internet, usare motori di ricerca anche video, lavorare su power point e works.


2004:CAMBIO NUOVAMENTE IL COMPUTER!
Siccome il lavoro da svolgere al computer si intensificava sia per me, per motivi scolastici, che per mia sorella, per l' inizio di preparazione della tesi, i miei sono costretti ad adattarsi alle nostre esigenze e ci comprano un nuovo pc.


2008/09:RICEVO COME REGALO LA NINTENDO WII!
I miei pomeriggi in compagnia degli amici diventano molto più movimentati, grazie ai moltissimi giochi, come tennis, boxe, golf ecc..., che questo nintendo offre. Sempre in questo periodo imparo all' università a creare il blog.

[lotta dura] una vera a propria Commedia

http://kripax.blogspot.com/2009/05/blog-post.html
Si tratta dunque di una vera a propria Commedia Umana, dove le più sottili gradazioni sociali della passione (fatuità, senso del proprio diritto e del "ripagamento", crudeltà raffinata) incontrano sempre, fortunatamente, il segno più chiaro che le possa raccogliere, esprimere e portare trionfalmente fino ai confini della sala. Su questo piano si capisce che non importi più che la passione sia autentica. Il pubblico reclama solo l'immagine della passione, non la passione in sé. Nel catch non c'è problema di verità come non c'è a teatro. In questo come in quello, quando ci si aspetta è la raffigurazione intellegibile di situazioni morali abitualmente nascoste. Questo svuotamento dell'interiorità a vantaggio dei suoi segni esteriori, questo esaurimento del contenuto nella forma, è il principio stesso dell'arte classica trionfante. Il catch è una pantomima immediata, infinitamente più efficace della pantomima teatrale, perché il gesto del lottatore non ha bisogno di nessun racconto, di nessuno scenario, in una parola di nessun rimando, per apparire vero.

[Refusi fantastici] Grandi campioni del cacio

DANILO SERRATORE

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Ciao pupi,ho apportato alcune modifiche al blog;su tutte ho dovuto modificarne il link,quindi spero lo visitiate in tantissimi,lo commentiate e ovviamente mi sosteniate.Un bacio ragazzi
MI RACCOMANDO AMICI MIEI!

Carta d'identità digitale di Eleonora Costa

1985 Nasco a Crotone il 12 ottobre.

1990 Mio padre compra un sinclair zx spectrum, console molto primitiva, ottima per l'intrattenimento dei bambini, davanti alla quale, affascinata, guardavo mio padre destreggiarsi nel gioco della ranocchia (ero ancora troppo piccola per usare questo cimelio)

1993 A casa avevamo un pentium 2. Giocavo al massimo un paio d'ore al giorno e, quando arrivava qualche nuovo gioco su floppy, era una festa: navicelle spaziali, esploratori, gattini e chi più ne ha più ne metta.

1994 Continua il mio rapporto con la tecnologia grazie al tamagotchi, il fior fiore della tecnologia di allora. I miei genitori non conoscevano altro modo per guadagnare tempo viste le mie insistenti richieste di un cucciolo vero, quindi, questo pulcino virtuale, mi tenne compagnia per 7 giorni all'incirca prima di ricominciare ad insistere per l'adozione di un cagnolino.

1998 Il pentium 2 viene sostituito dal 3. Questo periodo è caratterizzato da una mia forte perdita d'interesse nei confronti del pc.

2001 Arriva il pentium 4. Imparo ad usare word e la stampante e verso Natale, i miei mi regalano il mio primo telefono cellulare: un nokia 3210......che nel giro di un anno impara a volare.....nel water.... e non aggiungo altro.... Lì capii che non avevo un buon rapporto col telefonino (che permane tutt'ora).

2002 Finalmente la connessione ad internet. Esplode la mania per le chat. Ho la mia prima mail con libero, scarico C6 (ve la ricordate questa chat, o ero l'unica ad usarla??)

2003 Arrivo all'unical: il primo approccio con i sistemi informatizzati è tragico. Questo avrà profonde ripercussioni su tutto il mio primo anno accademico.

2005 Un'amico mi convince a scaricare MSN. L'operazione richiede pochi minuti, ma per capirne il funzionamento ho impiegato giorni....

2006 Cambio corso di laurea e approdo sulle rive di FSCC dove vengo bombardata dai sistemi informatizzati. Questa volta va meglio della prima. Ottengo il pin uniwex, mi prenoto con facilità agli esami, ecc. La prova di esercitazione d'informatica I rivela non solo un mio marcato interesse verso le incredibili potenzialità di un computer, ma anche una discreta competenza nel destreggiarmi con questo tipo di novità: lo SMIL....è l'inizio di un amore!

2008 L'acquisto di un portatile diventa indispensabile. Con esercitazione d'informatica II questo mio amore raggiunge alte vette ed imparo gli arcani misteri della creazione di un sito web. Non sono certamente un genio, ma il mondo informatico mi appassiona moltissimo e soprattutto...imparo in fretta!!

2009 Ormai con l'ausilio del mio pc posso fare qualunque cosa!! Approfondisco i miei studi, mi informo, seguo video lezioni di fotografia in spagnolo, prenoto i biglietti aerei per le vacanze, ritrovo i miei vecchi amici su facebook e continuo a specializzarmi con il corso di ambienti digitali imparando a creare un blog e a condividerlo con i miei amici.

Vi invito a visitare il mio Blog!

Ragazzi, seguitemi su http://attacchidira.blogspot.com
Eleonora

http://quellicheilego.blogspot.com/ by _pina

nasce il mio blog.. visitatelo... fatemi sapere la vostra, voglio le vostre opinioni ( insultatemi se proprio non potete farne a meno ;D ) ricambio con il mio sostegno al vostro blog!!!


vi aspetto su:
http://quellicheilego.blogspot.com/

The learning...

Posto questo video sia per dare un che di caratteristico al mio potere postare su questo blog, e secondo perchè in questa canzone si parla di una macchina che cerca di ribellarsi all'uomo...Nel testo c'è anche una domanda tanto cara anche a noi seguaci di Cimatti..."If you cannot linguistically differentiate a person from a computer,could the computer be internally conscious? " non è forse il test di Touring?

Vedete gente in quale altro tipo di musica si puo parlare anche di questi argomenti? ce lo vedreste Gigi d' alessio a chiedersi: "se non potessimo linguisticamente distinguere un computer da una persona, dovremmo considerare il computer cosciente?" magari con un bel sottofondo di pummarola napoletana??? buahahah




Ed ecco il testo:

I think therefore I am, I live and so I wonder,
programmed this empath me
And I see no religion
The circle never ends,the purpose never changes face
The circle never lies, but still it hides my life
To know I am machine, I learn perchance to dream, in digitized remorse
I replay your denial, I relive your betrayal
The circle never ends, the purpose never changes face
The learning now begins, my form assuming grace
I am conscious antithesis of flesh,
in genetic algorithmic thought I surge
Searching the waves of memory I enact the sequence
I follow the plan , tripping the hammer again
Searching the waves of memory I estrablish the weakness
I follow the plan, learning the rhythm of human emotion and thought
If you cannot linguistically differentiate a person from a computer
Could the computer be internally conscious?

To emulate flesh machines I am learning
Isomorphic structure of mind, cellular automata, processed life
Washing the seas of memory I enact the sequence
I follow the plan tripping the hammer again
Seeking emotions in elegies I estrablish purpose
I follow the plan, learning the rhythm still seductively generalized
If you cannot linguistically differentiate a person from a computer
Could the computer be internally conscious?
To emulate flesh machines I am learning
download, process, analyze
when man and machine become one,
innocence is lost, a new age begun
Download, process, analyse
when man and machine become one,
innocence is lost, a new age begun
This raises a question of philosophy
Should machines be considered a conscious entity?
when man and machine become one,
innocence is lost, a new age begun
machines are still learning to feel
when I have awakened the world will never be the same
and my time is soon at hand

My fucking digital identity card

Di Egidio (Genoegidio) Docile

Ecco la mia carta di identità digitale...Ah e mi raccomando visitate il mio blog a: http://egidiotruemetaller.blogspot.com, e mo che ci siete lasciatemi quale carta da 500 euro sul conto paypal ;)!!!

La mia prima esperienza digitale puo essere fatta risalire intorno al 1991/92 quando mi viene regalato il carissimo Commodore 64, home computer dalla storia gloriosa con il quale mi sollazzo anche a compilare qualche innocentissimo programmino in basic, oltre che a giocare!


Negli stessi anni acquisto quella che sarà la mia prima console videoludica e cioè il mitico nes (Nintendo Entertaiment Sistem)e via con il passare ore ed ore a giocare al mitico Mario Bros. (il primo!) e a tanti altri giochi che prendevo in affitto mi ricordo...


Già nel 1993/94 passo al successore del nes e cioè all' altrettanto glorioso Snes (Super Nintendo Entarteiment Sistem), che tutt' ora considero essere stata una delle console più divertenti e fornite di giochi meravigliosi, come Super Mario World, Street Fighter II, e migliaia di altri...



Per quanto riguarda invece le prime esperienze con un pc, che vadano oltre lo scrivere documenti in Word dobbiamo aspettare, invece anni più recenti (intorno al 2000). Infatti non possedendo un pc proprio, dovevo recarmi qui e li in qualche internet point, dove ho cominciato ad usare client di messag. istantanea (come msn messenger) e programmi di filesharing (vi ricordate winmix??!!!).


Nel 2003, comincio a lavorare presso un centro commerciale nel mio paese (Siderno) dove comincio a giochicchiare con la grafica, imparando ad usare Microsoft Photodraw, programma che ora manneggio abb bene devo ammettere. Allora lo usavo allo scopo di creare cartelloni pubblicitari.


Nel 2005 finalmente acquisto il mio primo (e ultimo per ora) pc. con il quale, realizzo anche il mio blog personale che gestisco tutt' ora, ma che in verità ho abbandonato ultimamente. Avendo lo strumento a casa naturalmente le conoscenze si approfondiscono, e comincio a conoscere meglio i vari componenti del pc e programmi e programmini vari.


Nel 2006, mi trasferisco presso Velletri in provincia di Roma, dove trovo lavoro presso un' azienda di controsoffitti, per la quale, oltre a gestire la prima nota, e controllare varie fatture e fatturine, realizzo un sito internet (ancora consultabile all' indirizzo www.edilcontrosoffitti.com). Naturalmente è abbastanza fatto alla buona essendo la mia prima esperienza. Allora lo realizzai non direttamente in linguaggio Html, ma usando un programma con interfaccia grafica e cioè Dreamweaver.


Nello stesso anno si aggiunge un tassello alla mia esperienza videoludica, in quanto acquisto la mia cara psp (playstation portable), che con i giusti accorgimenti (chi vuole capire capisca) diventa una compagna affidabile nella lotta contro la noia.


Nel 2008/2009 conosco ed imparo ad amare/usare sistemi operativi alternativi ad Windows e specialmente Ubuntu linux...veramente spettacolare...tutto un altro mondo. La filosofia dietro a questo sistema operativo dice no ai formati proprietari e si alla libera distribuzione e condivisione. Basti pensare che se fosse utilizzato nella pubblica amministrazione si risparmierebbero soldi a camionate...


Che dire, magari avrò dimenticato qualcosa...ma il succo è questo...vedremo le prossime evoluzioni!

DEATH TO FALSE METAL

ricerca google nel proprio blog

cliccate su komunicareeco.blogspot.com...
La barra di ricerca google ci permette di cercare nel proprio blog quello che vogliamo!!
La cosa fantastica è che la ricerca ci compare nel blog stesso...e non in una pagina a parte.
Per avere questa barra ricerca google nel proprio blog, basta inserire il gadget "casella di ricerca" e spuntare poi la terza casella :il web.
PROVARE PER CREDERE

ammazzatevi puru cà

Continuiamo lo scannamento anche qui:

e qui:

Siete liberi di dire quello che volete a chi volete...così almeno non "ingolfiamo ambienti" e possiamo comunque contiuare ad ammazzarci...per la gioia di molti (anche la mia, sì)

Papers d'esame, ovvero le famose presentazioni NON IN POWER POINT per l'esame

Cari ragazzi,
riceviamo richieste d'aiuto sul tema presentation.
La presentation, che deve ovviamente essere fatta con google, vi servirà per presentare il vostro lavoro all'esame.
Deve quindi contenere quella che è la vostra storia telematica di questi mesi, in modo che possa essere una "linea guida" che vi agevolerà all'esame, permettendovi di presentare in pochi minuti i vostri lavori.
Si tratta, come sapete, di un testo digitale, per cui vi consigliamo di usare poco testo e molti link, immagini e video. Una volta ultimata la vostra presentation, pubblicatela sul vostro blog e qui su ambienti digitali.
Come si fa la presentation? Crediamo siate perfettamente in grado di riuscirci da soli, ma noi non vi abbandoniamo! Provateci, aiutatevi tra di voi, e se questo non dovesse bastare, allora contattateci e saremo subito pronti a lavorare con voi.
A presto.
Redazione di ambienti digitali

ammazzatevi quì!

continuiamo la diatriba su phtantonegativo...ecco per voi il link:

Siete liberi di dire quello che volete a chi volete...così almeno non "ingolfiamo ambienti" e possiamo comunque contiuare ad ammazzarci...per la gioia di molti!

Google Wave, tutto il gruppo in una sola schermata

Salve a tutti amici di Ambienti digitali! Leggendo sul sito di Repubblica ho trovato un articolo molto interessante a Google Wave, un'unica piattaforma in cui saranno integrati posta elettronica, chat, foto, blog e altro ancora! Leggete questo articolo per saperne di più!


Google Wave, tutto il gruppo in una sola schermata

Il futuro della comunicazione online? Un'esperienza totale. Almeno su questo scommettono i cervelloni di Google. Alla Conferenza annuale di San Francisco è stato presentato Wave, un nuovo strumento per comunicare nell'universo digitale. A detta dei programmatori della casa di Mountain View, è destinato a sostituire le e-mail e a rivoluzionare la maniera in cui lavoriamo. 



Creato, con l'aiuto di un manipolo di sviluppatori dell'ufficio di Sidney, dai due programmatori ai quali si deve Google Map, Wave è un ibrido che raccoglie in una sola schermata le e-mail, gli instant message, e tutte le soluzioni esistenti per il video e l'audio sharing. Usando Wave i webnauti possono scambiarsi testi, immagini, video, musica e conversare, il tutto in tempo reale e lo possono fare in una situazione di gruppo avendo inotre la possibilità (come si fa con un registratore) di riavvolgere la conversazione - anche a distanza di giorni - e vedere quello che è stato discusso e casomai aggiungere dei nuovi contenuti o apportare delle modifiche a quelli già pubblicati. 

Google definisce questo nuovo tipo di comunicazione collaborative 
conversation stream, flusso di conversazione collettiva. 

Concepito per facilitare il lavoro di gruppo e permettere ai sviluppatori sparsi per il mondo di collaborare su progetti comuni, Google Wave è disarmante per la sua semplicità, per utilizzarlo basta in pratica aprire una finesta nell'apposita applicazione e aggiungerci la posta elettronica delle persone con le quali si intende collaborare o conversare. Una volta invitate queste possono cominciare a caricare messaggi, foto, video, filmati: il materiale diventa visibile nel momento stesso in cui viene caricato e può essere modificato - pure questa azione in tempo reale - da uno qualsiasi dei conversanti. 
La nuova applicazione sarà disponibile al pubblico a partire dai prossimi mesi. Intanto per invogliare i programmatori calati su San Francisco da tutto il mondo a sperimentare il nuovo strumento, Google ha messo a disposizione dei convenuti la nuova versione, il G2, del suo Google-phone e il nuovo sistema operativo Android 1.5. 

"Le comunicazioni sul web sono ferme al secolo scorso", ha dichiarato Lars Rasmussen, che col fratello Jen aveva creato Google Map quando ancora lavorava a Where 2 Tech (che fu poi acquistata da Google), "Con Jen avevamo cominciato a discutere già un paio di anni fa di come sarebbero state le e-mail del futuro e ci rendemmo conto che non c'era ragione di mantere le conversazioni testuali separate dai video, dagli audio e dalle immagini". 

E per trovare una soluzione a questa separazione i due fratelli hanno fatto un ritorno al futuro, creando quello che gli osservatori definiscono una bacheca elettronica (di quelle degli inizi del web), potenziata. Una soluzione che è un po' Twitter, un po' Friendfeed e un po' Facebook avvolti tutti in un solo contenitore. 
Secondo Rasmussen, anche se l'applicazione adatta deve essere ancora sviluppata, Wave finirà col colmare il divario che corre oggi tra le comunicazioni che gli utenti internet realizzano nel mondo bidimensionale delle chat room e delle poste elettroniche e le conversazioni tridimensionali che hanno luogo nell'universo del social networking. 

Certo molto dipende dagli sviluppatori, ha sottolineato Rasmussen, e proprio per questo oltre a farne un open source, Google ha offerto immediatamente i codici per la programmazione del nuovo strumento ai partecipanti alla conferenza, quelli che invece se ne sono restati a casa possono cominciare a sperimentare il software recandosi 
sul sito di Google. 

"Il successo di Wave dipende dalla reazione degli sviluppatori", ha infatti affermato Rasmussen. E se la reazione dei presenti a San Francisco è stata positiva, quella dei media presenti in sala è stata addirittura entusiastica. Dalla Cnn , a FastCompany, da PC Magazine al San Francisco Chronicle hanno tutti salutato Wave come lo strumento che finirà col relegare le e-mail e le comunicazioni settorializzate al dimenticatoio della storia. 

Google prevede che gli sviluppatori studieranno tre tipi di progetti usando Wave. Uno sarà quello di trasformarlo in un portale d'entrata ai vari social network, l'altro quello di creare un nuovo tipo di comunicazione On The Road, dove la conversazione si trasforma in flusso continuo e ininterrotto di sensazioni, sentimenti, parole, suoni e immagini e il terzo è quello di trasformarlo in uno strumento per la collaborazione produttiva a distanza. Ed è proprio da questo ambito che potrebbero arrivare le sorprese più interessanti, perché secondo Rasmussen sarà proprio facendo ricorso all'intelligenza collettiva che Google sarà in grado di produrre nuove forme di comunicazioni digitale che si avvantaggiano delle capacità dei computer moderni piuttosto che imitare forme di comunicazioni antiquate come le lettere e il telefono. 

CARTA D'IDENTITA' DIGITALE
IDA ANDREOLI
1988: Il 16 marzo la vita dei miei genitori cambia completamente con la nascita della loro terza figlia. Fin dalla nascita ho avuto un contatto con la tecnologia, i miei hanno filmato i miei primi giorni di vita grazie alla video camera che mio padre aveva comprato proprio in occasione della mia nascita.
1992: Ero già appassionata di musica e di programmi televisivi, rimanevo per molto tempo a guardare entusiasta davanti la tv le trasmissioni musicali e i numerosi concerti.
1998: Ricevetti un regalo, che allora non riuscivo a capire bene la sua importanza, era il mio primo cellulare aveva poche funzioni non riceveva nè inviava mms, la scheda era piccolissima 16 kb e poteva contenere massimo 20 messaggi.
2001: Mio padre compra un computer per la casa, Windows 98, che lo usava principalmente mio fratello. Io lo utilizzavo per i giochi, per scrivere qualche appunto su Microsoft Word. Di internet ancora nessuna traccia!!! 2007: La mia famiglia si rende conto che ho bisogno di un computer tutto mio per scrivere la tesina della maturità e per le informazioni relative all'iscrizione all'università, avrei avuto bisogno anche di una connessione ad internet. La connessione però era ancora troppo lenta. 2008: Inizio ad utilizzare internet frequentemente e i numerosi motori di ricerca in particolare però Google per le ricerche, per trovare le informazioni necessarie all'iscrizione all'università ai test d'ingresso, aule,orari. Inizio inoltre ad usare MSN per tenermi in contatto con i miei amici. 2009: Faccio la scoperta del grande social network del momento: facebook!!!! Lavoro inoltre al mio blog http://ida-radiomania.blogspot.com per l'esame di Ambienti Digitali.

[la firma] Fotox1000

A decretare la fine dalla mostra saranno i suoi spettatori che saranno invitati a portar via una foto fino ad esaurimento delle stesse...I fotografi espongono foto: non sai di chi siano ed quale sia il tema, fino a che non ne prendi una, la scegli e sul retro ne leggi l'autore, la "firma"


COMUNICATO AI FOTOGRAFI: PARTICIPAZIONE ALLA MOSTRA:

Che cos’è FotoX1000?
“FOTOx1000” è una mostra, nata da un’idea di Francesco Amorosino, che sarà realizzata a Roma per l’VIII edizione di Fotografia. Festival Internazionale di Roma.
Mille fotografi da tutto il mondo sono chiamati a partecipare con uno scatto sul tema del festival: “Le declinazioni della gioia”. A ospitare l’esibizione sarà Sala 1, storica galleria non-profit di Roma, in passato con mostre fotografiche personali di Joel Meyerowitz, Elliot Erwitt, Guy Tillim, Alf Kumalo, Paolo Pellegrin, World Press Foto, Mario Carbone, Cristiano Berti e progetti con Gianni Berengo Gardin, Hai Bo, Hannah Villager e tanti altri. Sala 1 (www.salauno.com) è da sempre interessata all’arte giovane e aperta ai grandi numeri, come ha già dimostrato nel 1991 con “ArteX1000”, un’esposizione di ben mille pittori. Quasi 20 anni dopo, Sala 1 torna a giocare con lo stesso numero, per una mostra che ospiterà 1000 fotografi e le loro interpretazioni della gioia. Una mostra ambiziosa, che vuole essere un momento di incontro e di scambio per giovani e meno giovani, e un grande spunto di riflessione per chi la guarda. La mostra, che aprirà il 16 aprile 2009, è ufficialmente riconosciuta dal Festival ed è inserita nella sua programmazione ufficiale.
Come partecipare:
Il termine ultimo per inviare le foto è il 15 marzo 2009. Gli scatti dovranno essere in formato cartolina, 15 x 10 centimetri. La libertà di realizzazione è massima, è ammesso il bianco e nero e il colore, l’analogico, il digitale ed anche l’uso di qualsiasi programma grafico.
Le foto vanno inviate a “Francesco Amorosino, Via Vallarsa, 35, 00141 Rome, Italy” e/o via e-mail aphotoX1000@gmail.com insieme alla scheda d’autore in cui indicare il nome, la data, indirizzo e-mail o indirizzo postale, che deve essere riportato anche sul retro della foto. All’inaugurazione della mostra saranno esposte le prime mille foto arrivate in base alle modalità precedentemente descritte. Se le foto pervenute dovessero eccedere e superare il numero 1000 tutte le foto dalla 1001esima in poi saranno esposte nei giorni seguenti. Durante l’esposizione il pubblico, se lo desidera, potrà portare via una delle foto esposte. In questo modo, staccando la foto dalla parete, sarà possibile scoprire l’identità del fotografo e, per così dire, “adottarlo”.
Sul portale di photo sharing Flicker c’è una pagina dedicata al concorso dove chi è registrato al sito può postare la sua foto.
Domande?
Non esitate a contattarci per qualsiasi chiarimento; crediamo molto in questo progetto senza confine e soprattutto aperto a tutti e a tutte.

Francesco Amorosino: Photo1000@gmail.com

Mary Angela Schroth o Eloisa Saldari - Responsabili Sala 1: salauno@salauno.com


Sala 1 centro internazionale d'arte contemporanea
Piazza di Porta San Giovanni 10
00185 Roma - Italia
T: 0039 06 7008691
F: 0039 06 7008691
e-mail: salauno@salauno.com
web site: www.salauno.com

CARTA D'IDENTITA' DIGITALE DI COSTANTINA CUCCINIELLO



Settembre 1981: Presso l'ospedale Sacco di Milano Lucia mette alla luce una bellissima bambima di nome Costantina.
Ottobre 1982: Per motivi di lavoro Carmine e la sua famiglia si trasferiscono in un piccolo paesino della Calabria in provincia di Cosenza - Paola.
Passano gli anni e la piccola Costantina cresce, manifestando sin da piccola la passione per il ballo.
1990: Papa' Carmine porta a casa il Commodore 64, e da quell'istante non ci si stacca piu' dalla postazione multimediale. Costantina non aspettava altro, niente piu' ricerche scolastiche scritte a mano, perche' scopre l'efficacissimo COPIA-INCOLLA.
Nonostante non fosse interessata ai videogiochi grazie all'uso del pc si accosta a "Puzzle Bobble", il rompicapo piu' rinomato al mondo.
1997: Arriva il primo cellulare, con addebito del traffico telefonico su bolletta telefonica. Povero papa' Carmine, si rende conto che aver regalato il Motorola non e' stata una pensata geniale.
2000: Giunta al diploma Costantina presenta la sua tesina multimediale "Lo sfruttamento minorile" preparata con Power Point - ClipArt, immagini scaricate da internet, midi, registrazioni audio.
Dopo il diploma Costantina si trasferisce a Milano per lavoro, impiegata in uno studio di periti di assicurazione si occupa della gestione archivio (inserimento, gestione dati e relazioni).
Ormai l’utilizzo del pc e’ all’ordine del giorno. E’ proprio a Milano che Costantina acquista il suo primo personal computer – Sony Vaio. Grazie a FastWeb velocita’ e qualita’ le permettono di mantenere in contatto con amici e familiari della Calabria (chat e videochiamata).
2002: Per amore della propria mamma Costantina torna in Calabria, lascia il lavoro e FastWeb e porta con se il suo Sony Vaio. Non perde tempo e su richiesta di papa’ Carmine ritiene necessaria la presenza in casa di Alice per un accesso ad Internet ad alta velocità (si parla di banda larga). Nel tempo la tecnologia indirizza Tina verso l’acquisto di un lettore mp3 e di una pendrive ovvero una memoria di massa portatile di dimensioni molto contenute.
2006: ormai “vecchierella”, Costantina decide di iscriversi all’universita’ e per sostenere i suoi studi da sola decide di accostare una retribuzione ai testi universitari. Inizia a lavorare in un negozio di vendita e assistenza pc, si incrementa la passione per il computer, per l’harware e il software ad esso connesso.
2007: Su gentile richiesta del prof. Converso, Costantina grazie alle attivita’ di laboratorio scopre la piattaforma Google e crea il suo account, inizia la condivisione di docs e la creazione di mappe on line sino alla partecipazione su elleboro, con la possibilita’ di far parte del gruppo OnAir.
2008: Le viene regalato il Nintendo DS, pur non amando i videogiochi, muore dalla voglia di conoscere la sua eta’ mentale grazie a Brain Training…SI GIOCA USANDO IL CERVELLO!!!!!
Non le manca nulla: computer, lettore mp3, pendrive, fotocamera digitale, registratore Philips.
Acquista finanche il software originale Magix Video Deluxe per creare video personali e su richiesta.
La connessione on line avviene ogni giorno e vengono consultati nell’ordine i seguenti siti:
Il social network le ha permesso di ritrovare vecchie “amichette” d’infanzia e crede che questa sia la questione piu’ interessante che permette Facebook.
Cio’ nonostante Costantina resta fedelissima a Messenger su cui ha creato il suo primo blog e continua ad aggiornare ripetutamente. Tra l’altro ha acquistato un Lg Tribe e il software mobile Messenger le permette di “chattare” con i suoi amici e trasmettere informazioni in tempo reale anche durante lo svolgere delle lezioni universitarie :-D
Costantina oggi continua i suoi studi, lavora in un Call center e crede che 24 ore non bastino alla sua giornata per poter esplorare ogni ambiente….DIGITALE E NON!!!!.... :-D

CARTA D'IDENTITA' DIGITALE DI ANNAMARIA MORELLI

1987: NASCO a Lamezia Terme.

1993: VIDEOREGISTRATORE DIPENDENTE.


Adoravo i cartoni animati della Walt Disney. Avevo una piccola collezione di videocassette. Durante l’inverno, la domenica mattina e nei freddi pomeriggi, guardarle era uno dei miei passatempi preferiti, di conseguenza, ho imparato ogni sua funzione spiegandole molte volte ai miei genitori che spesso dovevano far riferimento al libretto delle istruzioni. Io, invece, non sapendo leggere tutti quegli strani termini ho imparato attraverso la pratica e la distruzione, nei primi tentativi, di un paio di videocassette.


1994(circa): IL MIO PRIMO VIDEOGIOCO…







(clicca sull’immagine)

Frugando in cantina, tra le cose messe da parte ho trovato un vecchio videogioco di mia madre “Ping O Tronic”. Era una normale console con dei joystick molto rudimentali. Al suo interno conteneva 2 o 3 giochi, non era possibile inserirne altri e ed erano tutti costituiti da linee e punti che potevano essere spostati tramite la rotazione di una parte del joystick. Ad esempio ricordo il tennis e battimuro .

1997(circa): NINTENDO
I miei genitori hanno comprato per me e mio fratello il Nintendo. Questa volta potevamo cambiare i giochi, ve ne era una vasta scelta. A me, però, piacevano solo un tipo: Super Mario Bros e quelli strutturati in modo simile.


2000:
PRIMI APPROCCI CON IL COMPUTER
I miei genitori acquistano un computer da tavolo che utilizzo per giocare al solitario, per fare qualche disegno, e divertirmi a scrivere. Inizio, così, a conoscere i programmi di Word e di Paint.

2000:PRIMO TELEFONO CELLULARE.
In questo stesso anno a Natale ricevo un Trium. Ha resistito qualche anno,in seguito fino ad oggi ho avuto 4 Nokia di cui non ricordo il nome, la maggior parte ceduti da mio fratello minore… Quello che utilizzo attualmente mi è stato regalato 1 anno e mezzo fa per il compleanno ed è un Nokia 6111.

2000: PLAYSTATION1
Vista la passione per i videogiochi che caratterizzava soprattutto mio fratello, il Natale successivo sotto l’albero troviamo la playstation1. In seguito sono stati acquistati diversi gadget, come ad esempio il manubrio per i giochi di automobilismo.


I miei preferiti rimangono ancora quelli che prevedono la conquista di oggetti e il raggiungimento di mete superando varie difficoltà (stile Super Mario Bros)

2003:MI VIENE REGALATA LA MACCHINA FOTOGRAFICA DIGITALE.
Immortalare le persone e i momenti per me più significativi è una delle mie passioni. Da quando mi è stata regalata fino a qualche anno fa la portavo sempre con me. Le foto scattate sono tutte ben catalogate in alcune cartelle sul mio pc.

2004: SCOPRO INTERNET
Inizio ad andare su Internet che prima d’allora non mi aveva mai incuriosita più di tanto. Creo il mio primo account hotmail. Da questo momento per un periodo di circa 2 anni passerò le giornate a chattare su messenger e la chat room di Lamezia con amici e conoscenti e a commentare e interagire nei blog di questi ultimi. Non ne ho mai creato uno mio e non avevo la minima intenzione di farlo. Vedevo tutti utilizzarli come un mezzo per mettere in piazza sentimenti , emozioni private a cui tutti possono accedere e la cosa non mi ha mai entusiasmato. Pensavo questo inconsapevole del fatto che qualche anno più tardi avrei incontrato un uomo che mi avrebbe “costretta” a farlo…

2006:
European Computer Driving Licence (ECDL)
Conseguo il patentino europeo

2006/2007:
IL DIGITALE ALL’UNIVERSITA’
Sono al primo anno d’università , seguo un corso di “esercitazione di informatica I” durante il quale mi invitano a creare un account Gmail e ad interagire sul portale mondoailati (la cosa si ripeterà nel 2009 durante il corso di “Ambienti digitali”).
Durante questo stesso corso acquisisco qualche conoscenza del
linguaggio
html, soprattutto per la realizzazione dello "smil" in vista dell’esame. Questo linguaggio mi sarà utile anche per l'esame di informatica II, che ha come obiettivo la realizzazione di un sito internet. Essendo completamente inesperta, ho dovuto dedicare molto tempo e pazienza ad entrambe le prove d’esame, ma alla fine è uscito un lavoro del quale sono soddisfatta.

2007:
http://www.kijiji.it/ ; http://www.easystanza.it/ ; …
Da un anno sono iscritta all’università della Calabria e come tanti fuori sede anche io ho preso in affitto una casa a Rende, ma devo lasciarla e quindi cercarne un’altra. L’impresa è ardua, consultando diversi siti internet di annunci, però, riesco a trovarne una che fa al caso mio. Prima di allora ero scettica rispetto a questo tipo di servizi offerti dal web, ma mi sono ricreduta tanto che nel…
2008: ORGANIZZO E PRENOTO UNA VACANZA
Dopo aver consultato diverse agenzie di viaggi ed essere rimasta un po’ delusa dalle offerte che mi davano un po’ l’impressione di truffa, ho deciso di cercarla per conto mio. Così inizio a navigare tra un numero vastissimo di siti in cui potevi creare da te la tua vacanza o semplicemente accettare un pacchetto proposto. Alla fine dopo giorni passati a fare calcoli e a ricercare spiagge pulite ho trovato quello che faceva per me.

2008/2009:TIROCINIO PRESSO UNA RETE TELEVISIVA LOCALE.
Nel periodo di tirocinio formativo acquisisco qualche conoscenza sull'utilizzo di una telecamera professionale e sul funzionamento di programmi per il montaggio di filmati.

2009. ANCHE IO UNA BLOGGER…

Non lo avrei mai pensato oggi a 22 anni ho creato anche io il mio blog con Blogger, oltre ad un nuovo account gmail attraverso il quale scambio messaggi di posta e informazioni relative al corso di ambienti digitali con i miei colleghi di scienze della comunicazione e che utilizzo anche come account Adsense. Per uno scambio di informazioni più dinamico ho scaricato Google Talk.
La novità del blog mi ha incuriosita molto, difatti sto dedicando molto tempo nella scelta dei contenuti, della grafica e dei gadget per renderlo, non solo interessante per i visitatori, ma che soprattutto non annoi me e mi stimoli a portarlo avanti anche una volta sostenuto l’esame in vista del quale ha avuto inizio la sua realizzazione.
Il mio blog “ShOuT” si interessa di una particolare forma di comunicazione: l’urlo, inteso in tutte le sue forme d’espressione.


Nel mio percorso nel mondo digitale tutto inizia con l’imparare sul campo, cioè attraverso le prove e le riprove pratiche che mi hanno portata a commettere degli errori, ma anche a riuscire ad individuarli e a correggerli. Successivamente al 1993 ogni fase è passata attraverso questo principio.
La tecnologia a volte è per me un ostacolo… ma alla fine rimboccandomi le maniche sono riuscita a superarlo attraverso l’esercizio.


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