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2 anni fa
Appunti su “Lezione”
RispondiEliminaSiccome “il linguaggio umano è senza lato esterno”, è una casa con la porta sbarrata da cui è impossibile uscire, l’unico modo per essere liberi è di truffare la lingua, barare nei suoi confronti. Letteratura, per Barthes, è esattamente “questa truffa salutare che permette di concepire la lingua al di fuori del potere, nello splendore di una rivoluzione permanente del linguaggio” (e sarà salutare qui annotare l’improvviso stereotipo trotzkista che emerge a un decennio dal Sessantotto).
La letteratura riesce nella sua opera rivoluzionaria grazie a tre elementi:
- mathesis, cioè il sapere sugli esseri umani che è innanzitutto un sapere sul linguaggio stesso, dunque un sapere autoriflessivo (del resto, la scienza stessa – dopo Rorty e gli etnometodologi – non è forse un genere letterario?);
- mimesis, cioè la forza di rappresentazione rispetto a quell’irrapresentabile che è il reale, e dunque funzione utopica laddove si convenga che qualunque cambiamento epocale non può che partire da un sovvertimento della lingua;
- semiosis, cioè la capacità di far giocare i segni, “di porli in una macchineria di linguaggio i cui congegni a scatto e i cui fermi di sicurezza sono saltati”.
La semiologia non è l’espansione della linguistica, ma piuttosto la sua decostruzione: in un’epoca in cui è impossbile distinguere lingua e discorso perché entrambi si muovono lungo il medesimo asse di potere, la linguistica è una scienza che lavora “su una grossa illusione”, su un oggetto reso abusivamente pulito e puro. “La semiologia sarebbe perciò quel lavoro che raccoglie l’impuro della lingua, lo scarto della linguistica, la corruzione immediata del linguaggio: né più né meno che i desideri, i timori, i malumori, le intimidazioni, le avances, le affettuosità, le rimostranze, le scuse, le aggressioni, le musiche di cui è fatta la lingua attiva” (Barthes 1978 : 24).
La semiologia testuale barthesiana è dunque apofatica (negativa) - non può essere metalinguaggio o ermeneutica o metodo euristico, non può costituirsi come disciplina – ma anche semiotropica (attiva): “Il semiologo sarebbe insomma un artista” più che uno scienziato.