Il dogma strutturalista della testualità in senso forte cede il passo al bombardamento ipertestuale a cui siamo continuamente esposti. Gerarchia, linearità, sequenzialità che consentono al lettore di rintracciare, rinvenire l’ ”imposizione” isotopica, non reggono più agli ampi scenari messi in atto dalle testualità multimediali e quindi multicodiche.
T.H.Nelson negli anni sessanta diede una prima definizione di ipertesto come: “ Testo che si dirama e consente al lettore di scegliere; qualcosa che si fruisce al meglio su uno schermo interattivo”. Landow insiste sulla possibilità rintracciare senza vincoli il proprio centro di indagine.
Roland Barthes nel suo splendido “Il piacere del testo” scardina l’imposizione della lettura lineare e suggerisce l’adozione di una lettura “anarchica”. Del resto capita un po’ a tutti rintracciare in un libro i passi che più ci interessano, cominciare a leggere dall’inizio o dalla fine, godere dell’assenza di un percorso obbligato. Non è un caso se il semiologo francese nasce nell’orizzonte strutturalista per poi inoltrarsi sui sentieri impervi e tortuosi del postmoderno.
Jacques Derrida nell’analisi del concetto di struttura, mette in evidenza il fatto che il centro non è per nulla statico e predeterminato, ma piuttosto “dinamico” e continuamente rintracciabile. Se la ricerca del centro è opera continua del lettore, allora il concetto di testo in senso forte viene scardinato alla base. Non resta che lasciarsi trasportare da una continua deriva del significante, in una sorta di anarchismo metodologico che consente all’(iper)testo di prosperare.
Il decostruzionismo è un metodo di interpretazione, molto utilizzato in letteratura, ma che ben si presta alla spiegazione dei vari modelli ipertestuali.
Gerard Genette in “Palimpsesti” riconduce la nozione di ipertesto nella più ampia categoria della transtestualità. Ipertestualità indica la relazione fra un testo e un altro anteriore(ipotesto), che il primo modifica, elabora, estende. Genette rielabora le tesi di Bachtin e Kristeva sul problema dell’intertestualità. Il primo definisce dialogismo “la relazione necessaria di un enunciato con altri fra enunciati”, un rapporto che non è solo quello delle influenze riconoscibili, ma anche continuo processo di disseminazione.
Anche per Julia Kristeva l’intertestualità, lungi dall’essere soltanto citazione e influenza, diventa trasposizione e rielaborazione di uno o più sistemi di segni in un altro. Come sostiene Maria Pia Pozzato, esiste un nucleo problematico comune fra la proliferazione testuale prevista da Genette e quella dell’informatica. È evidente allora che l’ intertestualità diventa ipertestualità nei nuovi ipertesti elettronici.
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1 anno fa
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