Il cambiamento delle condizioni "normali", scaturito dalla crisi, è compiuto, o bloccato, attraverso un rito. Il riassestamento dell'intero schema sociale si effettua anch'esso con una cerimonia che Turner interpreta in associazione ad una performance teatrale: "le controversie, i riti di passaggio, risaltano drammaticamente perché i partecipanti non solo agiscono, ma si sforzano di mostrare agli altri quello che stanno facendo e hanno fatto: le azioni risultano eseguite per un pubblico" (11).
L'idea di riproducibilità degli eventi, che costituiscono i momenti significativi della comunità, è associata da Turner al teatro, che rispecchia il mondo e i meccanismi di reiterazione dei 'rituali'; condizioni che si presentano con 'attori' differenti ma in strutture simili. Attraverso lo studio della "performance" Turner dimostra quanto la realtà e il teatro siano 'liminalmente' intrecciati: "il teatro è un'ipertrofia ... un'esasperazione dei processi rituali".
L'utilizzo che Goffman e Turner fanno del lessico teatrale introduce l'idea che la dimensione della ripetibilità e riproducibilità funzioni tanto nei riti sociali, quanto nelle performances teatrali. Goffman parte dalla metaforizzazione, dalla negoziazione dei simboli e dei significati della vita quotidiana, arrivando ad asserire che "tutto il mondo è un immenso palcoscenico, e gli esseri umani degli attori".
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