Mi chiedo (intanto, mentre sudiamo sugli esami) dove siano gli adulti; vado in libreria a sentire e le mie ire su Pasolini le trovo lì e poi ancora al mattino dopo su OraEsatta - vengono angolate come vedete ad una mislettura (direbbe Celani?) del nostro mito.
report Il 25 sera alla libreria Ubik di Cosenza si parlava di Pasolini
Origliando [link] prima che la serata incominci,
quando le persone parlano di cose vere e si
confidano certezze e preconcetti:
-Pasolini non si tocca, è un mito, guai a chi lo
infanga. Non passa giorno che non mi chie-
da “e che cosa ne avrebbe detto Pasolini?”
- E’ sempre la solita storia: E’ possibile che da
quando è morto non si riesce a fare i conti con
la sua opera? Non ti rendi conto che molti
parlano per sentito dire? Ultimamente ho
chiesto un po’ in giro che cosa avessero letto
e visto questi agiografi e ho scoperto che par-
lavano per sentito dire
-E dici niente… una persona che ha osato
esaltare i poveri, i diseredati, chi non ha mai
avuto voce e parola
- Un momento, non facciamo confusione:
Pasolini non è stato l’unico a occuparsi degli
emarginati. Il suo interesse ha padri nobili,
Tersite, Belaqua, Svarto, Useppe e mi fermo
qui. Ovviamente ciò non gli toglie merito, ma
non lo rende esclusivo ed eccezionale
- Emblematico però sì, devi convenirne. Ac-
cattone, Stracci, i sottoproletari delle Terme
di Caracalla, l’antagonista dei famosi versi
officiniani contro PioXII, costituiscono figu-
re scolpite con un’icastica semplicità, testi-
monianza e figura di un grande versificatore
- ma chi lo ha mai messo in dubbio. Il proble-
ma è casomai ascrivere questa capacità, e ov-
viamente sensibilità, ad una singolarità che,
a mio parere, è servita più a isolarlo che a
comprenderlo. Se vogliamo rimanere alla ca-
sistica fraseologica che tenta, maldestramen-
te, di chiamarlo a pronunciarsi su tutto, do-
vremmo sconsolatamente concludere che se
rinascesse, sarebbe il primo a ribellarsi. Far-
ne un santo equivale a farlo rivoltare nella
tomba
- Ma allora secondo voi
-Prego, non parlare al plurale con me
- D’accordo. Quindi secondo te, quale sareb-
be il messaggio che ha lasciato Pasolini?
- Sai bene che non mi va di parlare in termi-
ni di messaggi, proclami, dettami, prescri-
zioni. Ma comunque, penso che andrebbe
sottolineato, principalmente per le giovani
generazioni, che il conflitto tra epoca d’oro,
da paradiso perduto insomma, e dannazione
umana per fronteggiare le difficoltà della co-
siddetta perdita d’innocenza è vecchio quan-
to il mondo. L’uomo, per una corrente di
pensiero, sarebbe stato felice ed immacola-
to, graziato da un ozio imperituro fino a
quando per una dannazione peccaminosa
non avrebbe dovuto fronteggiare le difficol-
tà servendosi della strumentazione umana
per eccellenza, la ragione, con la quale addo-
mesticare gli animali, disciplinare le acque,
fertilizzare la terra. Pasolini si inserisce in ta-
le tradizione e sentenzia “il mondo agropa-
storale è stato inquinato, schiacciato e di-
strutto da una borghesia vorace e impietosa,
che attraverso scuola media unificata, televi-
sione e sessantottini ha cancellato l’innocen-
za dell’aureo evo borgataro romanesco e con-
tadino friulano per arrivare alla lettera a Gennariello o alle missive al Palazzo senza scandagliare il tra-
vaglio edipico e il reportage dell’Orestiade
africana, assetati di verità che li acquietasse-
ro. Forse inconsapevoli che la realtà nuova
- Detta così, mi sembra una storiella semplicistica
- Non sono io a dirlo, ma i suoi falsi estima-
tori, quelli che hanno bypassato il Sogno di
una cosa e L’usignolo della chiesa cattolica
consegna la plebe che tanto intrigava Pasoli-
ni ad un’ideologia del benessere che sicura-
mente lo avrebbe disgustato
-Guarda, sarà pur vero ciò che dici, ma io non
sopporto questi intellettuali che spaccano il
capello in quattro e non riconoscono una pa-
tente di martire a chi ha pagato di persona
per le sue idee
- E torniamo al solito equivoco Letteratura
Vita, dal quale Pasolini non uscì permetten-
do a Sanguineti di elaborare un necrologio
che ne plaudiva la morte come uno degli ul-
timi fuochi di un romanticismo stentoreo
- mi sembra un po’ troppo
- chi va per quella strada, deve aspettarsele
trovate del genere. La querelle durava da Of-
ficina, Gruppo 63, Novissimi e forse era be-
ne che si formalizzasse anche con un pizzico
di crudele cinismo. Il guaio è venuto dopo.
Bisognava leggere, analizzare, discutere, ed
invece è iniziata la santificazione, per cui chi
aveva battagliato, provocato, con imperti-
nenza e coraggio, è divenuto l’icona dell’an-
ticonsumismo, del moralista, del poeta indi-
scusso. E Pasolini? Scomparso nel fumo de-
gli apologeti, nella migliore delle ipotesi stru-
mentali, quando non ignoranti
- Ma allora, chi è stato per te Pasolini?
- Il poeta delle Ceneri di Gramsci, il regista
della Ricotta, l’intellettuale che, in linea con
il Novecento, ha tentato di trovare una cifra
stilistica che coniugasse la Passione civile con
le Ideologie che le si volevano incontrare. Ma
fu anche il compagno di scuola di Leonetti e
di Roversi, il calciatore compagno di giochi di
Franco Farolfi. E perché no, l’omosessuale
che la sera cercava sui marciapiedi della sta-
zione Termini adolescenti e giovanotti che si
intrattenessero sessualmente con lui, come
facevano i normali “ricchioni” (non gay) del
suo tempo, dei quali, dopo il delitto del Cir-
ceo e lo stupro di Cinecittà andava scopren-
do tratti che nulla avevano a che fare con i
sottoproletari di vent’anni prima
- Ed allora?
-Allora invitiamo a leggerlo Pasolini, anziché
santificarlo. E principalmente facciamolo
leggere in compagnia degli intellettuali del
suo tempo
La serata sta per incominciare. Il cammino incomincia, il viaggio è già finito: avrebbe, ahimè, proclamato Pasolini.
Nel BarCampus Arcavacata Annalisa il video su Pasolini
Pasolini un santo non era e non voleva essere. Chi lo santifica ha frainteso tutto. Chi lo conosce lo critica, chi lo conosce lo esamina, è daccordo con lui oppure no. Chi lo conosce sa che Pasolini sapeva di cosa parlare e come parlarne.
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