La società 'individua' al suo interno un certo numero di persone che per la particolarità del comportamento o della loro condizione definisce 'marginali', perché estranei alla piena condivisione della vita comunitaria e per questo potenzialmente pericolosi per gli altri suoi membri.
In una situazione marginale si trova anche colui che esce temporaneamente dal novero della comunità per sottoporsi a un 'rito di passaggio', ed è in questo senso che si comincia a parlare più specificatamente di attraversamento liminale; una fase di transizione che precede e introduce a una nuova condizione o a un nuovo status sociale (24). Il rituale diviene un elemento fondante del processo di integrazione o di esclusione da una componente della società.
La condizione di marginalità rimane sospesa fino a quando l'individuo deviante non entra a fare parte di un'altra cultura, o di una subcultura, che determina il permanere nella condizione di marginalità. Con il termine subculture o sottoculture si intende riferire dei gruppi che, operando organizzazioni di significato, condividono codici e valori distinti dalla cultura egemone, pur condividendone spazi urbani e sociali. Questa organizzazione culturale diviene riferimento, accomuna, ad es., una serie di devianti che condividono regole da essi stessi stabilite e che spesso sono definite "a-morali" dalla società dominante (25)
Ma quell'individuo losco di sfondo chi è?
RispondiEliminaE inoltre, è giusto parlare di subcultura? O si potrebbe meglio parlare di co-cultura?